Canale di Spiritualità
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13 Giugno 1970
I.: Ditemi, per favore, come vi siete realizzato.
M.: Incontrai il mio maestro a 34 anni e mi realizzai a 37.
I.: Che cosa accadde, che cosa cambiò?
M.: Piacere e dolore persero la presa su di me. Fui libero dal desiderio e dalla paura. Colmo, senza bisogno di nulla. Vidi che nell'oceano della pura consapevolezza, sulla superficie della coscienza universale, le onde dei mondi fenomenici si levano e si abbassano senza inizio e senza fine. Come
coscienza, sono tutte me. Come eventi, sono tutti miei. C'è un potere misterioso che li governa: la consapevolezza, il Sé, la Vita, Dio o comunque lo chiami. È il fondamento, l'ultimo sostegno di ciò che è, come l'oro è la base di tutti i gioielli. È così intimamente nostro! Sottrai ai gioielli il nome e la forma, e l'oro diventa ovvio. Sii libero dal nome e dalla forma, dai desideri e le paure che essi
comportano. Che resterà?
I.: Niente.
M.: Resta il vuoto. Ma è pieno fino all'orlo. È il perenne potenziale, mentre la coscienza è il perenne attuale.
I.: Per "potenziale" intendete il futuro?
M.: Passato, presente, futuro; e infinitamente di più.
I.: Se il mondo è vuoto, serve a poco.
M.: Come puoi dirlo? Senza una continuità continua come può esserci rinascita? O rinnovamento senza la morte? Anche la tenebra del sonno ristora e rinnova. Senza la morte, saremmo confitti in un'eterna senilità.
I.: L'immortalità esiste?
M.: Vedere la vita e la morte come gli aspetti di un unico essere, essenziali l'una all'altra, è immortalità. Scorgere la fine nel principio e il principio nella fine è l'indizio dell'eternità. Senza dubbio, l'immortalità non è una continuità. Solo il mutamento è continuo. Nulla perdura.
I.: La consapevolezza ha una durata?
M.: La consapevolezza non è nel tempo. Il tempo esiste solo nella coscienza. Oltre la coscienza, dove sono il tempo e lo spazio?
I.: Nel campo della coscienza c'è anche il corpo.
M.: Certo. Ma l'idea "il mio corpo", come diverso dagli altri, non c'è. Per me è: "il corpo", non "il
mio corpo"; "la mente", non "la mia mente". La mente bada al corpo e io non devo interferire. Tutto è come va fatto, normalmente e naturalmente. Puoi non essere al cento per cento cosciente delle tue funzioni fisiologiche, ma quando risali ai pensieri e ai sentimenti, ai desideri e alle paure, l'autocoscienza diventa automatica. Per me, quell'insieme è largamente inconscio. Mi vedo dire e fare cose al modo giusto, ma non partecipo. Come se la vita fisica di veglia si svolgesse meccanicamente, con reazioni spontanee e intonate.
I.: Questa risposta spontanea è un risultato di realizzazione o di allenamento?
M.: Di tutt'e due. La dedizione allo scopo ti fa vivere una vita pulita e ordinata, tesa alla ricerca della verità, e al bene altrui. A sua volta la realizzazione la rende facile e spontanea, rimuovendo per sempre gli ostacoli dei desideri, delle paure e delle idee errate.
I.: Non desiderate, non temete ormai più?
M.: Il mio destino era di essere un uomo semplice, un comune commerciante, umile e poco istruito. La mia vita era proprio ordinaria, con desideri e paure ordinarie. Quando la fede nel maestro e
l'obbedienza alle sue parole mi fecero incontrare il vero me stesso, mi lasciai alle spalle la mia natura umana, che badasse pure a se stessa finché il suo destino si è esaurito. Di quando in quando una vecchia reazione, emotiva o mentale, riaffiora, ma è subito circoscritta e abbandonata.
Dopotutto, finché si è legati alla persona, si è esposti alle sue idiosincrasie e ai suoi rigetti.

Io sono quello- Sri Nisargadatta Maharaj
"Chi parlava allora in me? E di problemi tanto superiori alla mia conoscenza? Chi congiungeva mondo celeste e mondo sotterraneo e poneva le fondamenta di tutto ciò che avrebbe agitato la seconda metà della mia vita con tumulti appassionati? Chi turbava la serena innocenza della fanciullezza con gravi presentimenti della vita più matura? Chi se non quell'ospite straniero venuto sia dal mondo celeste che da quello degli inferi?
Con questo sogno infantile fui iniziato ai segreti della terra; ciò che avvenne allora fu una specie di seppellimento nella terra, e molti anni dovevano passare prima della mia resurrezione. Oggi so che ciò avvenne affinché la massima luce si facesse nell'oscurità. Fu una sorta di iniziazione al regno delle tenebre: la mia vita intellettuale ebbe le sue inconsce origini in quell'epoca."

Jung - Ricordi, Sogni, Riflessioni
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Poiché temo la grande pioggia,
cerco una casa dove ripararmi,
la Vacuità è la mia casa
occuparmi di essa mi rende felice.

Poiché temo il freddo,
cerco di possedere delle vesti,
il Fuoco Interiore è il mio vestito,
in esso trovo sufficiente calore e ardore.

Poiché temo la povertà
cerco denaro all’esterno,
ma trovo pietre preziose dentro di me,
il Sé è il donatore.

Poiché temo la fame,
cerco il cibo e vado a mendicare,
il samadhi è un buon cibo
che mi sazia all’istante.

Poiché temo la sete
cerco qualcosa da bere,
la Consapevolezza è un buon vino,
non ho nient’altro a cui pensare.

Poiché temo la solitudine,
cerco un amico dall’aspetto piacevole,
la Beatitudine del Vuoto è il migliore,
non sento più il bisogno di un caro amico.

poiché temo di perdermi
cerco un sentiero che non mi tradisca,
trovo la via più breve del due-in-uno,
non ho più paura di sbagliare strada.

Milarepa
Canale di un carissimo amico, dove potrete trovare materiale serio di spiritualità:

https://t.me/portasenzaporta
"Sedere è la pratica della Realtà della vita. Sedere è non-attività. È la vera forma del Sè. Al di fuori di esso, non vi è alcun luogo in cui cercare il buddhadharma."

Eihei Dōgen
Dal Terzo Discorso della Bhagavad Gita, Ed. Mediterranee:

"19. Colui le cui imprese sono prive di desideri e di scopi (egoistici), e le cui azioni sono state bruciate dal fuoco della conoscenza, lui i savi chiamano un saggio.
20. Avendo abbandonato l'attaccamento ai frutti delle azioni, sempre contento, da nulla dipendendo, egli non fa nulla sebbene impegnato in attività.
21. Senza attese e con la mente e il sé controllato, avendo abbandonato ogni cupidigia, compiendo azioni semplicemente per il corpo, egli non incorre in nessun peccato.
22. Contento con quello che gli viene senza sforzo, libero da invidia e dalle coppie di opposti, equilibrato in successo e fallimento, sebbene agente, egli non è vincolato.
23. Per uno che è libero da attaccamenti, che è liberato, la cui mente è stabilita nella conoscenza, che lavora per amore del sacrificio (per amore di Dio), l'intera azione è dissolta.
24. Brahman è l'oblazione; Brahman è il burro chiarificato (ghee); da Brahman l'oblazione è versata nel fuoco di Brahman; in verità Brahman sarà raggiunto da colui che vede sempre Brahman in azione.

Commento: Quando uno raggiunge la conoscenza del Sé, la propria intera vita diventa allora un sacrificio di saggezza, in cui l'oblazione, il burro sciolto o l'offerta, l'esecutore del sacrificio, l'azione e l'obiettivo, sono tutti il Sé."
"Quando guardiamo una tazza, voi la vedete con i vostri occhi, dal vostro punto di vista, e con la vostra capacità visiva, mentre io la vedo con i miei occhi, dal mio punto di vista, e con la mia capacità visiva. Non ci è possibile scambiare neppure il nostro modo individuale di guardare una tazza. Nessuna delle vostre esperienze personali può mai essere identica a quella di una qualsiasi persona. Ancora di più, quindi, il vostro modo di pensare dovrà essere diverso da quello di tutti gli altri. Quando nascete, il vostro mondo nasce con voi, e quando morite, muore anche tutto il vostro mondo. Il vostro vero Sé comprende il mondo intero in cui vivete, e in tal mondo non vi è alcuna possibilità di scambio...
...voi stessi e la totalità del mondo in cui vivete costituite insieme quel che ho definito la vita del Sé.
Ovunque ci troviamo, vi è solo il Sé, che è sempre il Sé.

Da qui l'espressione yuiga dokuson, "Solo io sono venerato in cielo e in terra".

Il 'mondo' non è una qualche entità che esiste indipendentemente da noi; il mondo è il luogo in cui agiamo. Similmente, la vita del vero Sé non è una qualche entità distinta dal nostro agire e operare. Tutto ciò che incontriamo è la nostra vita.

La nostra discussione si è evoluta molto dal modo ordinario e dualistico di vedere noi stessi e la nostra vita. Tuttavia, senza attraversare tale evoluzione sarebbe impossibile comprendere un discorso sul buddhadharma o il Tenzo Kyökun. Quando passiamo dal considerare la nostra vita nel modo ordinario al considerare ogni cosa dalla prospettiva del buddhadharma, cambierà inevitabilmente anche il significato delle nostre attività quotidiane."


Dogen
"Ho citato prima un brano dal Tenzo Kyokun in merito alla Grande Mente: "La Mente Magnanima [Grande Mente] è come una montagna, stabile e imparziale. Paragonandola all'oceano, è tollerante e considera ogni cosa dalla prospettiva più ampia. Avere una Mente Magnanima significa essere privi di preconcetti e rifiutarsi di prendere una posizione. Quando portate qualcosa che pesa pochi grammi, non consideratela leggera, e similmente, quando dovete trasportare parecchi chili, non considerateli pesanti. Non lasciatevi trascinare dai suoni della primavera, e non rattristatevi vedendo i colori dell'autunno. Considerate nell'insieme i cambiamenti di stagione, e calcolate la relatività di leggero e pesante da un'ampia prospettiva. Allora dovreste scrivere, comprendere e studiare il carattere per magnanimo' "

Generalmente, il chilo e il grammo sono ritenuti le unità di misura del peso. Tuttavia, la metafora significa che non dovreste lasciarvi influenzare dai valori della società, né emozionarvi semplicemente perché è primavera, cioè perché vi trovate in circostanze favorevoli. Similmente, solo perché è autunno, non è necessario essere sconvolti e prendersi un esaurimento nervoso. Piuttosto, considerate le quattro stagioni costituite da: circostanze favorevoli, avversità, disperazione e esaltazione; esse sono, nel loro insieme, lo scenario della vostra vita. Ecco cosa c'è dietro l'espressione Grande Mente'.

L'ho già detto prima, ma poiché è importantissimo, vorrei sottolinearlo di nuovo. Condurre la vostra vita saldamente radicati nella Grande Mente non significa che diveniate muti, né che la vita sia priva dello scenario' di illuminazione e illusione, paradiso e inferno, successo e fallimento, o felicità e infelicità.
Tuttavia, vivere con l'atteggiamento che tutto ciò che si manifesta sia la vostra vita è l'elemento di stabilità insegnato da Dōgen Zenji come shikan-taza. È l'atteggiamento di chi pratica lo zazen e, allo stesso tempo, la posizione (nel senso più lato del termine) dell'uomo dello Zen.

Troviamo insopportabili l'inferno o l'infelicità e corriamo qua e là smaniosi di evitarli perché ci aggrappiamo tanto intensamente al desiderio di felicità. In Oriente, tale desiderio è raffigurato tradizionalmente come un demone che fa di voi un giocattolo, come il gatto con un topo. Magari vi fa bollire in una pentola o vi insegue su una montagna di aghi. Noi fuggiamo confusi, e il demone ci schernisce ancora di più per la nostra confusione.

Oppure, per proporre un esempio più moderno, un uomo d'affari fallisce e la moglie si ammala. Il figlio ha un incidente d'auto, il quale provoca un esaurimento nervoso. Tutte le disgrazie sembrano venire insieme e, completamente disperato, l'uomo comincia a lottare per liberarsene.
Tuttavia, poiché ogni cosa, e in tal caso, anche la disgrazia, è la nostra vita, è essenziale soprattutto in quelle circostanze affrontare le avversità con un atteggiamento equanime. Se precipitiamo nell'inferno, dobbiamo convincerci che l'inferno è la nostra casa. Quando veniamo cotti nel calderone del demone, dobbiamo fare zazen proprio lì. Quando siamo inseguiti su una montagna di aghi, dovremmo arrampicarci volentieri su di essa anche a rischio della vita. Quando ci buttiamo con tutta la nostra energia in qualsiasi cosa possiamo incontrare, nessun demone potrà fare a meno di ritirarsi. Che modo di vivere!

Nel Linji Lu (La raccolta di Linji) vi è il brano seguente: "Il Sé trascende tutte le cose. Anche se il cielo e la terra si capovolgessero, non avrei alcun dubbio; anche se tutti i Buddha delle dieci direzioni mi apparissero davanti, non proverei alcuna gioia; anche se i tre inferni si spalancassero improvvisamente ai miei piedi, non proverei alcuna paura, poiché non provo avversione per nulla."
https://t.me/+1f7XFtCjzfJlZTFk

Alle 21.15 chat video di introduzione alla meditazione, potrete partecipare unendovi a questo link
Chat video iniziata
Alle 22:15 continua la nostra serie di chat video in cui approfondiremo i concetti di compassione e fiducia nella pratica della meditazione.
Alle 21.30 siamo live in chat video per discutere della connessione tra KALI YUGA e guerra in Ucraina. Daremo una lettura completamente nuova dello scontro. Con riferimenti allo shiva Purana e il kalki avatar.
"Pensavi forse al male in te? Oh, tu ne parlavi, lo menzionavi e lo ammettevi sorridendo come un vizio comune agli uomini, oppure come un fraintendimento ricorrente. Ma tu sapevi / che cos'è veramente il male e sapevi che sta appiccicato alle tue virtù, che è esso stesso persino una tua virtù, in quanto suo inevitabile contenuto?" Hai chiuso Satana nell'abisso per un millennio, e quando fu trascorso il millennio hai riso di lui, perche era diventato una favoletta per bambini." Quando però colui che è terribilmente grande solleva il capo, il mondo trema. Allora senti scendere il gelo più estremo. Con orrore scopri di essere indifeso e che la schiera delle tue virtù cade in ginocchio, impotente. Con forza demoniaca il male s'impossessa di te e le tue virtù passano al suo servizio. In questa lotta sei completamente solo, perché i tuoi dèi sono divenuti sordi. Non sai più quali siano i diavoli peggiori, se i tuoi vizi o le tue virtù. Di una cosa però sarai certo: che virtù e vizi sono fratelli. Per vederci chiaro ci è necessario il rigore della morte. La vita vuole vivere e morire, iniziare e finire. Non sei obbligato a vivere in eterno, ma puoi anche morire, perché c'è in te la volontà per tutt'e due. Vita e morte devono bilanciarsi nella tua esistenza. Gli uomini odierni hanno bisogno di un'ampia porzione di morte, perché in loro vivono troppe cose ingiuste, e troppe cose giuste muoiono in loro. Giusto è ciò che mantiene l'equilibrio, sbagliato ciò che lo turba. Ma una volta che l'equilibrio sia raggiunto, allora è sbagliato ciò che mantiene l' equilibrio, e giusto ciò che lo turba. Equilibrio è vita e morte allo stesso tempo. Per la completezza della vita ci vuole un equilibrio con la morte. Se accetto la morte, il mio albero rinverdisce, perché il morire esalta la vita. Quando mi sprofondo nella morte che abbraccia il mondo intero, allora sbocciano i miei germogli. Quanto la nostra vita ha bisogno della morte! Proverai la gioia delle piccole cose solo se avrai accettato la morte. Se invece ti guardi intorno avidamente in cerca di tutto ciò che potresti ancora vivere, allora nulla sarà mai grande abbastanza per il tuo piacere, le piccole cose che costantemente ti circondano non ti daranno più gioia. Contemplo perciò la morte, perché essa mi insegna a vivere. Se accogli in te la morte, essa è come una notte di brina e un presagio di sgomento, ma è una notte di brina che scende su un vigneto ricolmo di dolci grappoli. Presto sarai felice della tua ricchezza. La morte fa maturare." C'è bisogno della morte per poter raccogliere i frutti. Senza la morte la vita non avrebbe senso, perché ciò che dura a lungo torna a eliminarsi da solo e nega il proprio significato. Per esistere e godere della tua esistenza ti è necessaria la morte, e questa limitazione ti consente di portare a compimento la tua esistenza."

La Morte. Libro Rosso di Jung