📚 #Culturainpillole
Neil Armstrong e Buzz Aldrin durante la prima passeggiata lunare, avvenuta nelle prime ore del 21 luglio 1969.
📽 Il Video
Neil Armstrong e Buzz Aldrin durante la prima passeggiata lunare, avvenuta nelle prime ore del 21 luglio 1969.
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Neil Armstrong - First Moon Landing 1969
Neil Armstrong, the first man to set foot on the moon, said, "That's one small step for man, one giant leap for mankind."
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📣 #Comunicazione 2/3
Buongiorno, come anticipatovi ieri, vorremmo annunciare un paio di rubriche inedite.
Oltre infatti a 📸 #immaginedelgiorno, appuntamento serale fisso, e 📚 #culturainpillole, già utilizzata per curiosità varie, vorremmo introdurre
📺 #CulturainTV 📺 e
{ #FraParentesi }
Con la prima, solitamente pubblicata in mattinata, verranno resi noti i programmi previsti nella serata a tema storico/culturale mentre, con la seconda, verranno evidenziati piccoli dati o fatti storici, giusto lo spazio di una parentesi.😉
Per qualsiasi consiglio o parere non esitate a contattare il Bot! 📚
✍ Lo Staff
Buongiorno, come anticipatovi ieri, vorremmo annunciare un paio di rubriche inedite.
Oltre infatti a 📸 #immaginedelgiorno, appuntamento serale fisso, e 📚 #culturainpillole, già utilizzata per curiosità varie, vorremmo introdurre
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Con la prima, solitamente pubblicata in mattinata, verranno resi noti i programmi previsti nella serata a tema storico/culturale mentre, con la seconda, verranno evidenziati piccoli dati o fatti storici, giusto lo spazio di una parentesi.😉
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📚 #CulturainPillole
La Torre di Pisa
Celebre in tutto il mondo per la sua peculiarità, la Torre Pendente è un unicum, tranne che a Pisa. Costruita a partire dal 1173, non ci volle molto per scoprirne la sorte. Già durante la costruzione del 3 piano infatti, si verificò un notevole cedimento del terreno sottostante andando a causare un'inclinazione di 4,8°. I lavori vennero interrotti e ripresero quasi cent'anni dopo nel 1275. Vennero aggiunti i 3 piani conclusivi, lievemente inclinati nel senso opposto al resto della torre per ridurne la curvatura. La particolarità però è che il terreno su cui venne costruita la torre è pressoché il medesimo di tutti gli edifici della piazza che, a loro volta, risultano inclinati. Vi sono inoltre almeno altri 2 campanili a Pisa con la stessa peculiarità. La torre campanaria di San Nicola e quella della chiesa di San Michele hanno un'inclinazione rispettivamente di 2,5° e 5°.
La Torre di Pisa
Celebre in tutto il mondo per la sua peculiarità, la Torre Pendente è un unicum, tranne che a Pisa. Costruita a partire dal 1173, non ci volle molto per scoprirne la sorte. Già durante la costruzione del 3 piano infatti, si verificò un notevole cedimento del terreno sottostante andando a causare un'inclinazione di 4,8°. I lavori vennero interrotti e ripresero quasi cent'anni dopo nel 1275. Vennero aggiunti i 3 piani conclusivi, lievemente inclinati nel senso opposto al resto della torre per ridurne la curvatura. La particolarità però è che il terreno su cui venne costruita la torre è pressoché il medesimo di tutti gli edifici della piazza che, a loro volta, risultano inclinati. Vi sono inoltre almeno altri 2 campanili a Pisa con la stessa peculiarità. La torre campanaria di San Nicola e quella della chiesa di San Michele hanno un'inclinazione rispettivamente di 2,5° e 5°.
📚 #CulturainPillole
Vittoria di Pirro
Una "vittoria di Pirro" è una battaglia vinta ad un prezzo troppo alto per il vincitore. L'espressione trae le proprie origini dal re Pirro dell'Epiro (Moderna Albania). Egli infatti riuscì a sconfiggere i Romani a Ereclea e Ascoli Satriano intorno alla fine del III a.C. Questi successi però comportarono perdite talmente ingenti da risultare incolmabili condannando di fatto il proprio esercito alla sconfitta finale contro l'Impero Romano.
Dopo numerose battaglie il re fece ritorno sconfitto nella propria patria, dove morì nel 273 a.C.
Vittoria di Pirro
Una "vittoria di Pirro" è una battaglia vinta ad un prezzo troppo alto per il vincitore. L'espressione trae le proprie origini dal re Pirro dell'Epiro (Moderna Albania). Egli infatti riuscì a sconfiggere i Romani a Ereclea e Ascoli Satriano intorno alla fine del III a.C. Questi successi però comportarono perdite talmente ingenti da risultare incolmabili condannando di fatto il proprio esercito alla sconfitta finale contro l'Impero Romano.
Dopo numerose battaglie il re fece ritorno sconfitto nella propria patria, dove morì nel 273 a.C.
📚 #CulturainPillole
La Linea Hindenburg
La Linea Hindenburg, ideata da Ludendorff e dall'omonimo generale, fu un fitto sistema difensivo tedesco approntato sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale. Allestita nella Francia nord-occidentale, la linea era stata concepita come un mezzo di ritirata sicura e strategica. Ritirandosi infatti le truppe tedesche avrebbero accorciato il fronte mettendo così a disposizione oltre 13 divisioni di fanteria e 50 batterie di artiglieria. Era costituita inoltre da numerosi bunker in cemento, postazioni di mitragliatrici, cortine di filo spinato e profonde trincee.
La Linea Hindenburg costituì il primo tentativo da parte dei generali di optare per strategie che risparmiassero la vita dei propri soldati.
La Linea Hindenburg
La Linea Hindenburg, ideata da Ludendorff e dall'omonimo generale, fu un fitto sistema difensivo tedesco approntato sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale. Allestita nella Francia nord-occidentale, la linea era stata concepita come un mezzo di ritirata sicura e strategica. Ritirandosi infatti le truppe tedesche avrebbero accorciato il fronte mettendo così a disposizione oltre 13 divisioni di fanteria e 50 batterie di artiglieria. Era costituita inoltre da numerosi bunker in cemento, postazioni di mitragliatrici, cortine di filo spinato e profonde trincee.
La Linea Hindenburg costituì il primo tentativo da parte dei generali di optare per strategie che risparmiassero la vita dei propri soldati.
📚 #CulturainPillole
"Andare in Galera"
Moltissime volte, nel gergo comune, si utilizza il termine "Galera" per intendere la prigione ma ci siamo mai chiesti il perchè?
L'origine è da attribuirsi alla pratica molto comune nel XV sec. di far scontare le pene sulle Galere, grosse navi a remi utilizzate sino al XVII sec. I prigionieri infatti venivano obbligati ai lavori forzati, per di più a remare, su queste imbarcazioni fino al termine della loro condanna e, per l'appunto, venivano comunemente chiamati galeotti.
"Andare in Galera"
Moltissime volte, nel gergo comune, si utilizza il termine "Galera" per intendere la prigione ma ci siamo mai chiesti il perchè?
L'origine è da attribuirsi alla pratica molto comune nel XV sec. di far scontare le pene sulle Galere, grosse navi a remi utilizzate sino al XVII sec. I prigionieri infatti venivano obbligati ai lavori forzati, per di più a remare, su queste imbarcazioni fino al termine della loro condanna e, per l'appunto, venivano comunemente chiamati galeotti.
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"L'Invasione della Baia dei Porci"
Parte 1
Lo Sbarco della Baia dei Porci (dal nome della zona in cui avvennero i combattimenti, nel sud-ovest di Cuba) fu un tentativo fallito di invasione dell'isola di Cuba con lo scopo di rovesciare il regime di Fidel Castro. L'attacco fu messo in atto da circa 1500 esuli cubani anticastristi armati e addestrati in America dalla CIA. L'idea d'invasione nacque per contrastare la politica economica aggressiva di Castro il quale, sin dal 1960, aveva iniziato a statalizzare raffinerie e banche straniere. Ideata durante la presidenza di Eisenhower, la missione venne poi firmata dal Direttore della CIA Allen Dulles ed infine approvata, non senza discussioni, dal neo presidente J.F. Kennedy nel febbraio del 1961.
L'attacco sarebbe partito dagli esuli cubani che, una volta sbarcati sull'isola e ottenuto l'appoggio della popolazione insorta, avrebbero formato il governo provvisorio cubano. Quest'ultimo sarebbe stato riconosciuto dagli Stati Uniti che, a loro volta, avrebbero garantito il loro supporto militare per completare l'invasione. Questo però non avvenne.
"L'Invasione della Baia dei Porci"
Parte 1
Lo Sbarco della Baia dei Porci (dal nome della zona in cui avvennero i combattimenti, nel sud-ovest di Cuba) fu un tentativo fallito di invasione dell'isola di Cuba con lo scopo di rovesciare il regime di Fidel Castro. L'attacco fu messo in atto da circa 1500 esuli cubani anticastristi armati e addestrati in America dalla CIA. L'idea d'invasione nacque per contrastare la politica economica aggressiva di Castro il quale, sin dal 1960, aveva iniziato a statalizzare raffinerie e banche straniere. Ideata durante la presidenza di Eisenhower, la missione venne poi firmata dal Direttore della CIA Allen Dulles ed infine approvata, non senza discussioni, dal neo presidente J.F. Kennedy nel febbraio del 1961.
L'attacco sarebbe partito dagli esuli cubani che, una volta sbarcati sull'isola e ottenuto l'appoggio della popolazione insorta, avrebbero formato il governo provvisorio cubano. Quest'ultimo sarebbe stato riconosciuto dagli Stati Uniti che, a loro volta, avrebbero garantito il loro supporto militare per completare l'invasione. Questo però non avvenne.
📚 #CulturainPillole
"L'Invasione della Baia dei Porci"
Parte 2
Il 15 aprile 1961, 8 bombardieri statunitensi, ritinteggiati con le insegne cubane e guidati sia da esuli cubani che piloti americani, bombardarono alcuni aeroporti cubani conseguendo scarsi successi. Nella notte del 17 aprile 1961 i primi mercenari ed esuli sbarcarono a cuba, attesi però dai soldati del regolare esercito cubano. L'aviazione cubana, rimasta pressoché indenne dai bombardamenti, affondò la nave ammiraglia degli insorti lasciandoli così privi di rifornimenti, munizioni e collegamenti. La popolazione inoltre, invece di sollevarsi contro il regime, si unì all'esercito e combatté per scacciare gli invasori.
Viste le condizioni disperate in cui versavano, gli insorti, rimasti privi di rifornimenti e viveri, chiesero l'intervento aereo statunitense. Kennedy lo negò categoricamente (per paura di un escalation mondiale) e i combattenti vennero lasciati alla loro sorte. Il 19 aprile iniziò la ritirata del corpo di sbarco verso la spiaggia e il giorno successivo i combattenti rimasti si arresero e furono arrestati e imprigionati. Vennero rilasciati dopo 2 anni in cambio di 53 milioni di dollari di risarcimento da parte degli americani.
📝 Parte 1
"L'Invasione della Baia dei Porci"
Parte 2
Il 15 aprile 1961, 8 bombardieri statunitensi, ritinteggiati con le insegne cubane e guidati sia da esuli cubani che piloti americani, bombardarono alcuni aeroporti cubani conseguendo scarsi successi. Nella notte del 17 aprile 1961 i primi mercenari ed esuli sbarcarono a cuba, attesi però dai soldati del regolare esercito cubano. L'aviazione cubana, rimasta pressoché indenne dai bombardamenti, affondò la nave ammiraglia degli insorti lasciandoli così privi di rifornimenti, munizioni e collegamenti. La popolazione inoltre, invece di sollevarsi contro il regime, si unì all'esercito e combatté per scacciare gli invasori.
Viste le condizioni disperate in cui versavano, gli insorti, rimasti privi di rifornimenti e viveri, chiesero l'intervento aereo statunitense. Kennedy lo negò categoricamente (per paura di un escalation mondiale) e i combattenti vennero lasciati alla loro sorte. Il 19 aprile iniziò la ritirata del corpo di sbarco verso la spiaggia e il giorno successivo i combattenti rimasti si arresero e furono arrestati e imprigionati. Vennero rilasciati dopo 2 anni in cambio di 53 milioni di dollari di risarcimento da parte degli americani.
📝 Parte 1
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"La Fine dell'Isola di Pasqua "
L'Isola di Pasqua, con i suoi mastodontici Moai, è circondata da un fitto alone di mistero sin da quando, nel giorno di Pasqua del 1722, i primi coloni europei approdarono in quest'isola sperduta nel Pacifico. Da allora si susseguono svariate teorie circa la progressiva scomparsa della popolazione e, soprattutto, sul reale significato delle enormi "teste di pietra".
Una delle ipotesi più accreditate è che i nativi temessero la scomparsa del sole una volta tramontato e, per adorarlo e pregarlo per sorgere nuovamente, costruivano i Moai e li trasportavano sulla spiaggia a est dell'isola. Il trasporto però di questi colossi, pesanti anche 80 tonnellate, esigeva l'utilizzo di enormi tronchi d'albero. La costruzione intensiva di queste statue (638 in totale) comportò la completa deforestazione dell'isola e, di conseguenza, alla desertificazione del terreno. La popolazione, già duramente provata dalla carestia, dovette inoltre confrontasi con le malattie "importate" dai primi coloni europei (come tifo e colera) e, per giunta, con l'arrivo degli schiavisti che deportarono almeno metà degli indigeni.
Ulteriori ipotesi però sostengono che la deforestazione sia stata causata dal cosiddetto "ratto polinesiano", nutrendosi del seme delle palme, e che gli abitanti di Rapa Nui (il nome dell'isola nella lingua locale) si sostentassero prevalentemente di pesca. Secondo alcuni studiosi infatti, gli stessi Moai potrebbero aver avuto uno scopo bene augurante nei confronti dei pescatori.
"La Fine dell'Isola di Pasqua "
L'Isola di Pasqua, con i suoi mastodontici Moai, è circondata da un fitto alone di mistero sin da quando, nel giorno di Pasqua del 1722, i primi coloni europei approdarono in quest'isola sperduta nel Pacifico. Da allora si susseguono svariate teorie circa la progressiva scomparsa della popolazione e, soprattutto, sul reale significato delle enormi "teste di pietra".
Una delle ipotesi più accreditate è che i nativi temessero la scomparsa del sole una volta tramontato e, per adorarlo e pregarlo per sorgere nuovamente, costruivano i Moai e li trasportavano sulla spiaggia a est dell'isola. Il trasporto però di questi colossi, pesanti anche 80 tonnellate, esigeva l'utilizzo di enormi tronchi d'albero. La costruzione intensiva di queste statue (638 in totale) comportò la completa deforestazione dell'isola e, di conseguenza, alla desertificazione del terreno. La popolazione, già duramente provata dalla carestia, dovette inoltre confrontasi con le malattie "importate" dai primi coloni europei (come tifo e colera) e, per giunta, con l'arrivo degli schiavisti che deportarono almeno metà degli indigeni.
Ulteriori ipotesi però sostengono che la deforestazione sia stata causata dal cosiddetto "ratto polinesiano", nutrendosi del seme delle palme, e che gli abitanti di Rapa Nui (il nome dell'isola nella lingua locale) si sostentassero prevalentemente di pesca. Secondo alcuni studiosi infatti, gli stessi Moai potrebbero aver avuto uno scopo bene augurante nei confronti dei pescatori.
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La Battaglia del Grano
La "Battaglia del Grano" fu una serie d'iniziative, sia economiche che propagandistiche, volute dal regime fascista volte all'incremento della produzione nazionale di grano. La campagna ebbe inizio il 4 luglio del 1925 con la creazione di un "Comitato permanente del Grano", prima di una lunga serie di manovre inquadrate nella politica autarchica, ovvero un'economia volta all'autosufficienza, in termini di beni e materie prime, dello stato. La campagna ebbe il suo apice nel 1933 quando, con la produzione di 81 milioni di quintali, si arrivò a coprire l'intero fabbisogno nazionale. La battaglia del grano, benché vincente per quanto riguarda il suo obiettivo, disincentivava la ricerca di tecniche agricole più avanzate. Comportò inoltre la diminuzione significativa di molte altre culture cerealicole più redditizie e l'aumento dei prezzi di produzione (essendo incentivata la semina in zone scarsamente produttive). Negli stessi anni infatti si registrò una diminuzione anche sulla produzione di carne e latticini.
La politica del grano sfociò, durante la guerra, nella creazione dei cosiddetti "Orti di Guerra". Per contrastare infatti la grave crisi alimentare italiana, a partire dal 1940 si incentivò la coltivazione in aree pubbliche, nelle piazze, nei giardini e persino sui terrazzi di casa.
L'immagine sottostante rappresenta infatti la celebre "Piazza Virgiliana", a Mantova, riadibita ad "orto di guerra".
La Battaglia del Grano
La "Battaglia del Grano" fu una serie d'iniziative, sia economiche che propagandistiche, volute dal regime fascista volte all'incremento della produzione nazionale di grano. La campagna ebbe inizio il 4 luglio del 1925 con la creazione di un "Comitato permanente del Grano", prima di una lunga serie di manovre inquadrate nella politica autarchica, ovvero un'economia volta all'autosufficienza, in termini di beni e materie prime, dello stato. La campagna ebbe il suo apice nel 1933 quando, con la produzione di 81 milioni di quintali, si arrivò a coprire l'intero fabbisogno nazionale. La battaglia del grano, benché vincente per quanto riguarda il suo obiettivo, disincentivava la ricerca di tecniche agricole più avanzate. Comportò inoltre la diminuzione significativa di molte altre culture cerealicole più redditizie e l'aumento dei prezzi di produzione (essendo incentivata la semina in zone scarsamente produttive). Negli stessi anni infatti si registrò una diminuzione anche sulla produzione di carne e latticini.
La politica del grano sfociò, durante la guerra, nella creazione dei cosiddetti "Orti di Guerra". Per contrastare infatti la grave crisi alimentare italiana, a partire dal 1940 si incentivò la coltivazione in aree pubbliche, nelle piazze, nei giardini e persino sui terrazzi di casa.
L'immagine sottostante rappresenta infatti la celebre "Piazza Virgiliana", a Mantova, riadibita ad "orto di guerra".
📚 #CulturaInPillole
Oggi ricorre il centesimo anniversario della tumulazione del Milite Ignoto, un soldato italiano caduto durante la Grande Guerra e del quale non è nota l'identità.
Non si tratta però di un evento prettamente del nostro Paese.
Al termine della Grande Guerra infatti si sentì il bisogno fra le nazioni che avevano partecipato al conflitto di dare il giusto riconoscimento alle migliaia di caduti e dispersi senza nome.
La prima nazione a riconoscere il Milite Ignoto fu quindi la Francia l'11 novembre 1920, giorno dell'anniversario della vittoria, con la sepoltura della salma sotto l'Arco di Trionfo.
Per questo motivo in Italia, nell'ottobre del 1921, vennero scelte 11 salme di caduti non identificati fra i cimiteri di guerra dei principali scenari di battaglia: dagli Altipiani al Grappa, dal Piave all'Isonzo, dalle Dolomiti al Carso.
Le salme vennero trasferite nella basilica di Aquileia, in Friuli, e il difficile compito di sceglierne una fu affidato a Maria Bergamas, madre di un irredentista italiano caduto in combattimento e la cui sepoltura, dopo esser stata sconvolta da un violento tiro di artiglieria, non poté essere riconosciuta.
Maria Bergamas dovette passare in rassegna le 11 salme fino a quando, stremata, non si accasciò dinnanzi ad un feretro.
Tale salma venne quindi simbolicamente scelta e collocata sopra ad un carro funebre ferroviario.
Il convoglio partì a velocità moderata verso Roma, in modo tale che ogni stazione potesse porgere il proprio saluto, e vi arrivò il 2 novembre.
Decorato con la medaglia d'oro al valor militare, il Milite Ignoto venne tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre del 1921 a memoria del sacrificio degli oltre 650 mila caduti italiani.
La manifestazione tenutasi per la sepoltura e per porgere i dovuti omaggi alla salma, con oltre un milione di partecipanti, fu la più importante e partecipata della storia dell'Italia Unita.
Le salme degli altri 10 militi ignoti riposano da allora nel cimitero degli eroi di Aquileia, sul retro della Basilica.
🇮🇹 Il Milite Ignoto
🏛 LaNostraStoria
Oggi ricorre il centesimo anniversario della tumulazione del Milite Ignoto, un soldato italiano caduto durante la Grande Guerra e del quale non è nota l'identità.
Non si tratta però di un evento prettamente del nostro Paese.
Al termine della Grande Guerra infatti si sentì il bisogno fra le nazioni che avevano partecipato al conflitto di dare il giusto riconoscimento alle migliaia di caduti e dispersi senza nome.
La prima nazione a riconoscere il Milite Ignoto fu quindi la Francia l'11 novembre 1920, giorno dell'anniversario della vittoria, con la sepoltura della salma sotto l'Arco di Trionfo.
Per questo motivo in Italia, nell'ottobre del 1921, vennero scelte 11 salme di caduti non identificati fra i cimiteri di guerra dei principali scenari di battaglia: dagli Altipiani al Grappa, dal Piave all'Isonzo, dalle Dolomiti al Carso.
Le salme vennero trasferite nella basilica di Aquileia, in Friuli, e il difficile compito di sceglierne una fu affidato a Maria Bergamas, madre di un irredentista italiano caduto in combattimento e la cui sepoltura, dopo esser stata sconvolta da un violento tiro di artiglieria, non poté essere riconosciuta.
Maria Bergamas dovette passare in rassegna le 11 salme fino a quando, stremata, non si accasciò dinnanzi ad un feretro.
Tale salma venne quindi simbolicamente scelta e collocata sopra ad un carro funebre ferroviario.
Il convoglio partì a velocità moderata verso Roma, in modo tale che ogni stazione potesse porgere il proprio saluto, e vi arrivò il 2 novembre.
Decorato con la medaglia d'oro al valor militare, il Milite Ignoto venne tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre del 1921 a memoria del sacrificio degli oltre 650 mila caduti italiani.
La manifestazione tenutasi per la sepoltura e per porgere i dovuti omaggi alla salma, con oltre un milione di partecipanti, fu la più importante e partecipata della storia dell'Italia Unita.
Le salme degli altri 10 militi ignoti riposano da allora nel cimitero degli eroi di Aquileia, sul retro della Basilica.
🇮🇹 Il Milite Ignoto
🏛 LaNostraStoria
📚 #CulturaInPillole
Esattamente cinquant'anni fa, una domenica proprio come oggi passava tristemente alla storia come "Bloody Sunday" (domenica di sangue).
Il 30 gennaio 1972 a Derry, nell'Irlanda del Nord, una manifestazione pacifica per i diritti civili degli abitanti cattolici della regione divenne teatro di una violenta repressione da parte dell'esercito britannico che sfociò nella morte di 14 manifestanti.
È necessario però cercare di dare, per quanto possibile, una visione generale del complicato scenario socio-politico che ha caratterizzato l'Irlanda nell'ultimo secolo.
L'Irlanda del Nord nacque come entità politica nel 1921 in seguito alla divisione dell'isola in due frazioni: la neonata Repubblica d'Irlanda, prevalentemente di confessione cattolica, e, appunto, l'Irlanda del Nord, di fede protestante e leale al Regno Unito.
La convivenza nella regione del nord fra quest'ultima maggioranza e la minoranza di cittadini cattolici e nazionalisti irlandesi si dimostrò sin da subito ostica, specialmente per quest'ultimi. Le loro vite erano infatti segnate da povertà e discriminazioni e venivano loro negati una serie di diritti fondamentali quali il diritto alla casa, al lavoro e al voto.
Fu così che le frequenti tensioni sfociarono in sempre più continui scontri.
La situazione degenerò il 30 gennaio 1972 quando una folla di oltre 10 mila persone si riunì a Derry per marciare a favore dei propri diritti civili.
Una volta però raggiunto il ghetto cattolico di Bogside, un reggimento di paracadutisti britannico aprì il fuoco contro i civili inermi per contrastare la presenza di presunti infiltrati dell'IRA.
Negli scontri a fuoco che seguirono, caratterizzati da una violenza ingiustificata contro manifestanti disarmati, vennero colpiti o investiti, anche alle spalle durante la fuga, 26 civili e 14 dei quali rimasero uccisi. 8 di loro avevano un'età compresa tra i 17 e i 20 anni.
L'inchiesta che ne seguì scagionò interamente l'esercito cercando di insabbiare il più possibile l'avvenimento ma un secondo processo avviato nel 1998, e concluso nel 2010, decretò come le azioni dell'esercito fossero ingiustificate e "fuori controllo".
Gli scontri che seguirono a quel giorno sfociarono in 3 decenni di violenze che causarono oltre 3'000 vittime e 50'000 feriti.
"How long, how long must we sing this song?"
💡 Per saperne di più
🏛 LaNostraStoria
Esattamente cinquant'anni fa, una domenica proprio come oggi passava tristemente alla storia come "Bloody Sunday" (domenica di sangue).
Il 30 gennaio 1972 a Derry, nell'Irlanda del Nord, una manifestazione pacifica per i diritti civili degli abitanti cattolici della regione divenne teatro di una violenta repressione da parte dell'esercito britannico che sfociò nella morte di 14 manifestanti.
È necessario però cercare di dare, per quanto possibile, una visione generale del complicato scenario socio-politico che ha caratterizzato l'Irlanda nell'ultimo secolo.
L'Irlanda del Nord nacque come entità politica nel 1921 in seguito alla divisione dell'isola in due frazioni: la neonata Repubblica d'Irlanda, prevalentemente di confessione cattolica, e, appunto, l'Irlanda del Nord, di fede protestante e leale al Regno Unito.
La convivenza nella regione del nord fra quest'ultima maggioranza e la minoranza di cittadini cattolici e nazionalisti irlandesi si dimostrò sin da subito ostica, specialmente per quest'ultimi. Le loro vite erano infatti segnate da povertà e discriminazioni e venivano loro negati una serie di diritti fondamentali quali il diritto alla casa, al lavoro e al voto.
Fu così che le frequenti tensioni sfociarono in sempre più continui scontri.
La situazione degenerò il 30 gennaio 1972 quando una folla di oltre 10 mila persone si riunì a Derry per marciare a favore dei propri diritti civili.
Una volta però raggiunto il ghetto cattolico di Bogside, un reggimento di paracadutisti britannico aprì il fuoco contro i civili inermi per contrastare la presenza di presunti infiltrati dell'IRA.
Negli scontri a fuoco che seguirono, caratterizzati da una violenza ingiustificata contro manifestanti disarmati, vennero colpiti o investiti, anche alle spalle durante la fuga, 26 civili e 14 dei quali rimasero uccisi. 8 di loro avevano un'età compresa tra i 17 e i 20 anni.
L'inchiesta che ne seguì scagionò interamente l'esercito cercando di insabbiare il più possibile l'avvenimento ma un secondo processo avviato nel 1998, e concluso nel 2010, decretò come le azioni dell'esercito fossero ingiustificate e "fuori controllo".
Gli scontri che seguirono a quel giorno sfociarono in 3 decenni di violenze che causarono oltre 3'000 vittime e 50'000 feriti.
"How long, how long must we sing this song?"
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La Conferenza di Monaco
Nella primavera del 1938, Hitler iniziò apertamente a sostenere le richieste dei tedescofoni che vivevano nella regione dei Sudeti, in Cecoslovacchia, per consolidare il legame con il Reich. Il Fuhrer aveva recentemente annesso l'Austria alla Germania (11 marzo 1938)e la conquista della Cecoslovacchia fu il passo successivo per la creazione di una "Großdeutschland" (Grande Germania).
Il governo cecoslovacco sperava nel soccorso di Gran Bretagna e Francia in caso di invasione tedesca, ma il primo ministro britannico Chamberlain aveva la priorità di scongiurare la guerra.
A settembre il premier fece due viaggi in Germania e offrì a Hitler accordi favorevoli, ma quest’ultimo continuò a fare richieste.
Il 22 settembre Hitler chiese l'immediata cessione dei Sudeti alla Germania e l'evacuazione della popolazione cecoslovacca entro la fine del mese.
Il giorno successivo, la Cecoslovacchia ordinò la mobilitazione delle truppe. La guerra sembrava imminente e la Francia iniziò muovere l’esercito il 24 settembre. Chamberlain e il primo ministro francese Daladier, impreparati allo scoppio delle ostilità, si recarono a Monaco il 29 settembre.
Dopo serrate trattative, alle quali presero parte anche Mussolini e Galeazzo Ciano come intermediari, Francia e Inghilterra cedettero alle richieste di Hitler il giorno seguente.
Daladier si dimostrò molto titubante a fare patti in quella riunione, contrariamente a Chamberlain che rimase a Monaco per firmare un documento di una sola pagina in cui Hitler assicurava la pace anglo-tedesca.
Il giorno successivo, la Germania annesse i Sudeti e il governo cecoslovacco fu sottomesso alla Wehrmacht tedesca.
Nel marzo 1939 Hitler annesse il resto della Cecoslovacchia e il paese cessò di esistere.
La guerra in Europa scoppiò 11 mesi dopo gli accordi di Monaco.
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La Conferenza di Monaco
Nella primavera del 1938, Hitler iniziò apertamente a sostenere le richieste dei tedescofoni che vivevano nella regione dei Sudeti, in Cecoslovacchia, per consolidare il legame con il Reich. Il Fuhrer aveva recentemente annesso l'Austria alla Germania (11 marzo 1938)e la conquista della Cecoslovacchia fu il passo successivo per la creazione di una "Großdeutschland" (Grande Germania).
Il governo cecoslovacco sperava nel soccorso di Gran Bretagna e Francia in caso di invasione tedesca, ma il primo ministro britannico Chamberlain aveva la priorità di scongiurare la guerra.
A settembre il premier fece due viaggi in Germania e offrì a Hitler accordi favorevoli, ma quest’ultimo continuò a fare richieste.
Il 22 settembre Hitler chiese l'immediata cessione dei Sudeti alla Germania e l'evacuazione della popolazione cecoslovacca entro la fine del mese.
Il giorno successivo, la Cecoslovacchia ordinò la mobilitazione delle truppe. La guerra sembrava imminente e la Francia iniziò muovere l’esercito il 24 settembre. Chamberlain e il primo ministro francese Daladier, impreparati allo scoppio delle ostilità, si recarono a Monaco il 29 settembre.
Dopo serrate trattative, alle quali presero parte anche Mussolini e Galeazzo Ciano come intermediari, Francia e Inghilterra cedettero alle richieste di Hitler il giorno seguente.
Daladier si dimostrò molto titubante a fare patti in quella riunione, contrariamente a Chamberlain che rimase a Monaco per firmare un documento di una sola pagina in cui Hitler assicurava la pace anglo-tedesca.
Il giorno successivo, la Germania annesse i Sudeti e il governo cecoslovacco fu sottomesso alla Wehrmacht tedesca.
Nel marzo 1939 Hitler annesse il resto della Cecoslovacchia e il paese cessò di esistere.
La guerra in Europa scoppiò 11 mesi dopo gli accordi di Monaco.
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L'Eccidio delle Fosse Ardeatine
L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è un'esecuzione di massa di cittadini italiani eseguita il 24 marzo 1944 dalle autorità tedesche che occupavano Roma.
Il movimento di resistenza italiano progettò e condusse un'azione militare ben organizzata contro le autorità occupanti di Roma e, il 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, accanto a un corpo in marcia della polizia tedesca, venne fatta esplodere una bomba.
Morirono 33 poliziotti e 67 rimasero feriti. Nell'azione furono coinvolti 18 soldati del distaccamento partigiano “GAP”, Gruppi di Azione Patriottica, comandato da Rosario Bentivegna.
Il Comandante della XIV Armata, Eberhard von Mackensen, e il Tenete militare di Roma, Kurt Meltzer, decisero di organizzare una strage di massa contro la popolazione di Roma.
Si decise, infatti, che per ogni tedesco morto nell’esplosione sarebbero stati uccisi dieci italiani, entro 24 ore dall’accaduto.
Il giorno successivo le unità di polizia romane, sotto il comando di Erich Priebke e Karl Hass, prelevarono 335 italiani (di cui 57 ebrei) dai carceri e dalle strade.
Alle 14:00, diversi gruppi di persone furono condotte alle Fosse Ardeatine. In gruppi di cinque, furono portati nel suddetto complesso minerario e barbaramente uccisi. Secondo i calcoli alla fine dell'esecuzione, furono uccise 335 persone. Successivamente, le grotte furono fatte saltare in aria.
La popolazione di Roma non fu avvertita della rappresaglia; le autorità tedesche chiesero che gli autori dell'esplosione della bomba fossero trovati solo molto tempo dopo l'esecuzione. L'evento ricevette un ampio clamore pubblico solo dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944. Il recupero delle salme iniziò nel mese di luglio e continuò fino alla fine di settembre.
Nel 1945, un tribunale militare inglese condannò i generali von Mackensen e Meltzer per strage e li condannò a morte. Entrambi riuscirono a ottenere un appello e a commutare la sentenza. Von Mackensen venne rilasciato nel 1952. Meltzer morì in prigione lo stesso anno.
🏛 LaNostraStoria
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L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è un'esecuzione di massa di cittadini italiani eseguita il 24 marzo 1944 dalle autorità tedesche che occupavano Roma.
Il movimento di resistenza italiano progettò e condusse un'azione militare ben organizzata contro le autorità occupanti di Roma e, il 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, accanto a un corpo in marcia della polizia tedesca, venne fatta esplodere una bomba.
Morirono 33 poliziotti e 67 rimasero feriti. Nell'azione furono coinvolti 18 soldati del distaccamento partigiano “GAP”, Gruppi di Azione Patriottica, comandato da Rosario Bentivegna.
Il Comandante della XIV Armata, Eberhard von Mackensen, e il Tenete militare di Roma, Kurt Meltzer, decisero di organizzare una strage di massa contro la popolazione di Roma.
Si decise, infatti, che per ogni tedesco morto nell’esplosione sarebbero stati uccisi dieci italiani, entro 24 ore dall’accaduto.
Il giorno successivo le unità di polizia romane, sotto il comando di Erich Priebke e Karl Hass, prelevarono 335 italiani (di cui 57 ebrei) dai carceri e dalle strade.
Alle 14:00, diversi gruppi di persone furono condotte alle Fosse Ardeatine. In gruppi di cinque, furono portati nel suddetto complesso minerario e barbaramente uccisi. Secondo i calcoli alla fine dell'esecuzione, furono uccise 335 persone. Successivamente, le grotte furono fatte saltare in aria.
La popolazione di Roma non fu avvertita della rappresaglia; le autorità tedesche chiesero che gli autori dell'esplosione della bomba fossero trovati solo molto tempo dopo l'esecuzione. L'evento ricevette un ampio clamore pubblico solo dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944. Il recupero delle salme iniziò nel mese di luglio e continuò fino alla fine di settembre.
Nel 1945, un tribunale militare inglese condannò i generali von Mackensen e Meltzer per strage e li condannò a morte. Entrambi riuscirono a ottenere un appello e a commutare la sentenza. Von Mackensen venne rilasciato nel 1952. Meltzer morì in prigione lo stesso anno.
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L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è un'esecuzione di massa di cittadini italiani eseguita il 24 marzo 1944 dalle autorità tedesche che occupavano Roma.
Il movimento di resistenza italiano progettò e condusse un'azione militare ben organizzata contro le autorità occupanti di Roma e, il 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, accanto a un corpo in marcia della polizia tedesca, venne fatta esplodere una bomba.
Morirono 33 poliziotti e 67 rimasero feriti. Nell'azione furono coinvolti 18 soldati del distaccamento partigiano “GAP”, Gruppi di Azione Patriottica, comandato da Rosario Bentivegna.
Il Comandante della XIV Armata, Eberhard von Mackensen, e il Tenete militare di Roma, Kurt Meltzer, decisero di organizzare una strage di massa contro la popolazione di Roma.
Si decise, infatti, che per ogni tedesco morto nell’esplosione sarebbero stati uccisi dieci italiani, entro 24 ore dall’accaduto.
Il giorno successivo le unità di polizia romane, sotto il comando di Erich Priebke e Karl Hass, prelevarono 335 italiani (di cui 57 ebrei) dai carceri e dalle strade.
Alle 14:00, diversi gruppi di persone furono condotte alle Fosse Ardeatine. In gruppi di cinque, furono portati nel suddetto complesso minerario e barbaramente uccisi. Secondo i calcoli alla fine dell'esecuzione, furono uccise 335 persone. Successivamente, le grotte furono fatte saltare in aria.
La popolazione di Roma non fu avvertita della rappresaglia; le autorità tedesche chiesero che gli autori dell'esplosione della bomba fossero trovati solo molto tempo dopo l'esecuzione. L'evento ricevette un ampio clamore pubblico solo dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944. Il recupero delle salme iniziò nel mese di luglio e continuò fino alla fine di settembre.
Nel 1945, un tribunale militare inglese condannò i generali von Mackensen e Meltzer per strage e li condannò a morte. Entrambi riuscirono a ottenere un appello e a commutare la sentenza. Von Mackensen venne rilasciato nel 1952. Meltzer morì in prigione lo stesso anno.
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L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è un'esecuzione di massa di cittadini italiani eseguita il 24 marzo 1944 dalle autorità tedesche che occupavano Roma.
Il movimento di resistenza italiano progettò e condusse un'azione militare ben organizzata contro le autorità occupanti di Roma e, il 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, accanto a un corpo in marcia della polizia tedesca, venne fatta esplodere una bomba.
Morirono 33 poliziotti e 67 rimasero feriti. Nell'azione furono coinvolti 18 soldati del distaccamento partigiano “GAP”, Gruppi di Azione Patriottica, comandato da Rosario Bentivegna.
Il Comandante della XIV Armata, Eberhard von Mackensen, e il Tenete militare di Roma, Kurt Meltzer, decisero di organizzare una strage di massa contro la popolazione di Roma.
Si decise, infatti, che per ogni tedesco morto nell’esplosione sarebbero stati uccisi dieci italiani, entro 24 ore dall’accaduto.
Il giorno successivo le unità di polizia romane, sotto il comando di Erich Priebke e Karl Hass, prelevarono 335 italiani (di cui 57 ebrei) dai carceri e dalle strade.
Alle 14:00, diversi gruppi di persone furono condotte alle Fosse Ardeatine. In gruppi di cinque, furono portati nel suddetto complesso minerario e barbaramente uccisi. Secondo i calcoli alla fine dell'esecuzione, furono uccise 335 persone. Successivamente, le grotte furono fatte saltare in aria.
La popolazione di Roma non fu avvertita della rappresaglia; le autorità tedesche chiesero che gli autori dell'esplosione della bomba fossero trovati solo molto tempo dopo l'esecuzione. L'evento ricevette un ampio clamore pubblico solo dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944. Il recupero delle salme iniziò nel mese di luglio e continuò fino alla fine di settembre.
Nel 1945, un tribunale militare inglese condannò i generali von Mackensen e Meltzer per strage e li condannò a morte. Entrambi riuscirono a ottenere un appello e a commutare la sentenza. Von Mackensen venne rilasciato nel 1952. Meltzer morì in prigione lo stesso anno.
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Oggi ricorre l'anniversario della tumulazione del Milite Ignoto, un soldato italiano caduto durante la Grande Guerra e del quale non è nota l'identità.
Non si tratta però di un evento prettamente del nostro Paese.
Al termine della Prima Guerra Mondiale infatti si sentì il bisogno fra le nazioni che avevano partecipato al conflitto di dare il giusto riconoscimento alle migliaia di caduti e dispersi senza nome.
La prima nazione a riconoscere il Milite Ignoto fu quindi la Francia l'11 novembre 1920, giorno dell'anniversario della vittoria, con la sepoltura della salma sotto l'Arco di Trionfo.
Per questo motivo in Italia, nell'ottobre del 1921, vennero scelte 11 salme di caduti non identificati fra i cimiteri di guerra dei principali scenari di battaglia: dagli Altipiani al Grappa, dal Piave all'Isonzo, dalle Dolomiti al Carso.
Le salme vennero trasferite nella basilica di Aquileia, in Friuli, e il difficile compito di sceglierne una fu affidato a Maria Bergamas, madre di un irredentista italiano caduto in combattimento e la cui sepoltura, dopo esser stata sconvolta da un violento tiro di artiglieria, non poté essere riconosciuta.
Maria Bergamas dovette passare in rassegna le 11 salme fino a quando, stremata, non si accasciò dinnanzi ad un feretro.
Tale salma venne quindi simbolicamente scelta e collocata sopra ad un carro funebre ferroviario.
Il convoglio partì a velocità moderata verso Roma, in modo tale che ogni stazione potesse porgere il proprio saluto, e vi arrivò il 2 novembre.
Decorato con la medaglia d'oro al valor militare, il Milite Ignoto venne tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre del 1921 a memoria del sacrificio degli oltre 650 mila caduti italiani.
La manifestazione tenutasi per la sepoltura e per porgere i dovuti omaggi alla salma, con oltre un milione di partecipanti, fu la più importante e partecipata della storia dell'Italia Unita.
Le salme degli altri 10 militi ignoti riposano da allora nel cimitero degli eroi di Aquileia, sul retro della Basilica.
🇮🇹 Il Milite Ignoto
🏛 LaNostraStoria
Oggi ricorre l'anniversario della tumulazione del Milite Ignoto, un soldato italiano caduto durante la Grande Guerra e del quale non è nota l'identità.
Non si tratta però di un evento prettamente del nostro Paese.
Al termine della Prima Guerra Mondiale infatti si sentì il bisogno fra le nazioni che avevano partecipato al conflitto di dare il giusto riconoscimento alle migliaia di caduti e dispersi senza nome.
La prima nazione a riconoscere il Milite Ignoto fu quindi la Francia l'11 novembre 1920, giorno dell'anniversario della vittoria, con la sepoltura della salma sotto l'Arco di Trionfo.
Per questo motivo in Italia, nell'ottobre del 1921, vennero scelte 11 salme di caduti non identificati fra i cimiteri di guerra dei principali scenari di battaglia: dagli Altipiani al Grappa, dal Piave all'Isonzo, dalle Dolomiti al Carso.
Le salme vennero trasferite nella basilica di Aquileia, in Friuli, e il difficile compito di sceglierne una fu affidato a Maria Bergamas, madre di un irredentista italiano caduto in combattimento e la cui sepoltura, dopo esser stata sconvolta da un violento tiro di artiglieria, non poté essere riconosciuta.
Maria Bergamas dovette passare in rassegna le 11 salme fino a quando, stremata, non si accasciò dinnanzi ad un feretro.
Tale salma venne quindi simbolicamente scelta e collocata sopra ad un carro funebre ferroviario.
Il convoglio partì a velocità moderata verso Roma, in modo tale che ogni stazione potesse porgere il proprio saluto, e vi arrivò il 2 novembre.
Decorato con la medaglia d'oro al valor militare, il Milite Ignoto venne tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre del 1921 a memoria del sacrificio degli oltre 650 mila caduti italiani.
La manifestazione tenutasi per la sepoltura e per porgere i dovuti omaggi alla salma, con oltre un milione di partecipanti, fu la più importante e partecipata della storia dell'Italia Unita.
Le salme degli altri 10 militi ignoti riposano da allora nel cimitero degli eroi di Aquileia, sul retro della Basilica.
🇮🇹 Il Milite Ignoto
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L'Eccidio delle Fosse Ardeatine
L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è un'esecuzione di massa di cittadini italiani eseguita il 24 marzo 1944 dalle autorità tedesche che occupavano Roma.
Il movimento di resistenza italiano progettò e condusse un'azione militare ben organizzata contro le autorità occupanti di Roma e, il 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, accanto a un corpo in marcia della polizia tedesca, venne fatta esplodere una bomba.
Morirono 33 poliziotti e 67 rimasero feriti. Nell'azione furono coinvolti 18 soldati del distaccamento partigiano “GAP”, Gruppi di Azione Patriottica, comandato da Rosario Bentivegna.
Il Comandante della XIV Armata, Eberhard von Mackensen, e il Tenete militare di Roma, Kurt Meltzer, decisero di organizzare una strage di massa contro la popolazione di Roma.
Si decise, infatti, che per ogni tedesco morto nell’esplosione sarebbero stati uccisi dieci italiani, entro 24 ore dall’accaduto.
Il giorno successivo le unità di polizia romane, sotto il comando di Erich Priebke e Karl Hass, prelevarono 335 italiani (di cui 57 ebrei) dai carceri e dalle strade.
Alle 14:00, diversi gruppi di persone furono condotte alle Fosse Ardeatine. In gruppi di cinque, furono portati nel suddetto complesso minerario e barbaramente uccisi. Secondo i calcoli alla fine dell'esecuzione, furono uccise 335 persone. Successivamente, le grotte furono fatte saltare in aria.
La popolazione di Roma non fu avvertita della rappresaglia; le autorità tedesche chiesero che gli autori dell'esplosione della bomba fossero trovati solo molto tempo dopo l'esecuzione. L'evento ricevette un ampio clamore pubblico solo dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944. Il recupero delle salme iniziò nel mese di luglio e continuò fino alla fine di settembre.
Nel 1945, un tribunale militare inglese condannò i generali von Mackensen e Meltzer per strage e li condannò a morte. Entrambi riuscirono a ottenere un appello e a commutare la sentenza. Von Mackensen venne rilasciato nel 1952. Meltzer morì in prigione lo stesso anno.
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L'Eccidio delle Fosse Ardeatine
L’Eccidio delle Fosse Ardeatine è un'esecuzione di massa di cittadini italiani eseguita il 24 marzo 1944 dalle autorità tedesche che occupavano Roma.
Il movimento di resistenza italiano progettò e condusse un'azione militare ben organizzata contro le autorità occupanti di Roma e, il 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, accanto a un corpo in marcia della polizia tedesca, venne fatta esplodere una bomba.
Morirono 33 poliziotti e 67 rimasero feriti. Nell'azione furono coinvolti 18 soldati del distaccamento partigiano “GAP”, Gruppi di Azione Patriottica, comandato da Rosario Bentivegna.
Il Comandante della XIV Armata, Eberhard von Mackensen, e il Tenete militare di Roma, Kurt Meltzer, decisero di organizzare una strage di massa contro la popolazione di Roma.
Si decise, infatti, che per ogni tedesco morto nell’esplosione sarebbero stati uccisi dieci italiani, entro 24 ore dall’accaduto.
Il giorno successivo le unità di polizia romane, sotto il comando di Erich Priebke e Karl Hass, prelevarono 335 italiani (di cui 57 ebrei) dai carceri e dalle strade.
Alle 14:00, diversi gruppi di persone furono condotte alle Fosse Ardeatine. In gruppi di cinque, furono portati nel suddetto complesso minerario e barbaramente uccisi. Secondo i calcoli alla fine dell'esecuzione, furono uccise 335 persone. Successivamente, le grotte furono fatte saltare in aria.
La popolazione di Roma non fu avvertita della rappresaglia; le autorità tedesche chiesero che gli autori dell'esplosione della bomba fossero trovati solo molto tempo dopo l'esecuzione. L'evento ricevette un ampio clamore pubblico solo dopo la liberazione di Roma nel giugno 1944. Il recupero delle salme iniziò nel mese di luglio e continuò fino alla fine di settembre.
Nel 1945, un tribunale militare inglese condannò i generali von Mackensen e Meltzer per strage e li condannò a morte. Entrambi riuscirono a ottenere un appello e a commutare la sentenza. Von Mackensen venne rilasciato nel 1952. Meltzer morì in prigione lo stesso anno.
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Oggi ricorre l'anniversario della tumulazione del Milite Ignoto, un soldato italiano caduto durante la Grande Guerra e del quale non è nota l'identità.
Non si tratta però di un evento prettamente del nostro Paese.
Al termine della Prima Guerra Mondiale infatti si sentì il bisogno fra le nazioni che avevano partecipato al conflitto di dare il giusto riconoscimento alle migliaia di caduti e dispersi senza nome.
La prima nazione a riconoscere il Milite Ignoto fu quindi la Francia l'11 novembre 1920, giorno dell'anniversario della vittoria, con la sepoltura della salma sotto l'Arco di Trionfo.
Per questo motivo in Italia, nell'ottobre del 1921, vennero scelte 11 salme di caduti non identificati fra i cimiteri di guerra dei principali scenari di battaglia: dagli Altipiani al Grappa, dal Piave all'Isonzo, dalle Dolomiti al Carso.
Le salme vennero trasferite nella basilica di Aquileia, in Friuli, e il difficile compito di sceglierne una fu affidato a Maria Bergamas, madre di un irredentista italiano caduto in combattimento e la cui sepoltura, dopo esser stata sconvolta da un violento tiro di artiglieria, non poté essere riconosciuta.
Maria Bergamas dovette passare in rassegna le 11 salme fino a quando, stremata, non si accasciò dinnanzi ad un feretro.
Tale salma venne quindi simbolicamente scelta e collocata sopra ad un carro funebre ferroviario.
Il convoglio partì a velocità moderata verso Roma, in modo tale che ogni stazione potesse porgere il proprio saluto, e vi arrivò il 2 novembre.
Decorato con la medaglia d'oro al valor militare, il Milite Ignoto venne tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre del 1921 a memoria del sacrificio degli oltre 650 mila caduti italiani.
La manifestazione tenutasi per la sepoltura e per porgere i dovuti omaggi alla salma, con oltre un milione di partecipanti, fu la più importante e partecipata della storia dell'Italia Unita.
Le salme degli altri 10 militi ignoti riposano da allora nel cimitero degli eroi di Aquileia, sul retro della Basilica.
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Oggi ricorre l'anniversario della tumulazione del Milite Ignoto, un soldato italiano caduto durante la Grande Guerra e del quale non è nota l'identità.
Non si tratta però di un evento prettamente del nostro Paese.
Al termine della Prima Guerra Mondiale infatti si sentì il bisogno fra le nazioni che avevano partecipato al conflitto di dare il giusto riconoscimento alle migliaia di caduti e dispersi senza nome.
La prima nazione a riconoscere il Milite Ignoto fu quindi la Francia l'11 novembre 1920, giorno dell'anniversario della vittoria, con la sepoltura della salma sotto l'Arco di Trionfo.
Per questo motivo in Italia, nell'ottobre del 1921, vennero scelte 11 salme di caduti non identificati fra i cimiteri di guerra dei principali scenari di battaglia: dagli Altipiani al Grappa, dal Piave all'Isonzo, dalle Dolomiti al Carso.
Le salme vennero trasferite nella basilica di Aquileia, in Friuli, e il difficile compito di sceglierne una fu affidato a Maria Bergamas, madre di un irredentista italiano caduto in combattimento e la cui sepoltura, dopo esser stata sconvolta da un violento tiro di artiglieria, non poté essere riconosciuta.
Maria Bergamas dovette passare in rassegna le 11 salme fino a quando, stremata, non si accasciò dinnanzi ad un feretro.
Tale salma venne quindi simbolicamente scelta e collocata sopra ad un carro funebre ferroviario.
Il convoglio partì a velocità moderata verso Roma, in modo tale che ogni stazione potesse porgere il proprio saluto, e vi arrivò il 2 novembre.
Decorato con la medaglia d'oro al valor militare, il Milite Ignoto venne tumulato all'Altare della Patria il 4 novembre del 1921 a memoria del sacrificio degli oltre 650 mila caduti italiani.
La manifestazione tenutasi per la sepoltura e per porgere i dovuti omaggi alla salma, con oltre un milione di partecipanti, fu la più importante e partecipata della storia dell'Italia Unita.
Le salme degli altri 10 militi ignoti riposano da allora nel cimitero degli eroi di Aquileia, sul retro della Basilica.
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