I vescovi di Milano ne hanno fatto un'altra delle loro. Stavolta si cerca di mistificare la funzione dell'oratorio, che da luogo della formazione cattolica e di incontro della Fede viene trasformato in una sorta di ecumenico e ricreativo centro sociale. Pubblico a questo proposito le riflessioni di un sacerdote su qual è la vera e autentica funzione dell'oratorio.
"L’esperienza descritta nell’articolo di Bruzzano presenta elementi di apparente “integrazione” ma nasconde, in realtà, una grave ambiguità teologica e pastorale, che mette a rischio l’identità cattolica dell’oratorio e la purezza della fede dei giovani.
1. L’oratorio non è un centro culturale, ma un luogo di evangelizzazione
La missione dell’oratorio, secondo la tradizione della Chiesa e la pedagogia dei santi fondatori (da San Giovanni Bosco a San Filippo Neri), è condurre i giovani a Cristo e alla vita di grazia.
Quando esso viene trasformato in un “laboratorio di dialogo interreligioso”, perde la sua natura e diventa un semplice spazio sociale o ricreativo.
L’oratorio non nasce per “camminare insieme” con le religioni, ma per condurre le anime alla verità del Vangelo (cf. Mt 28,19: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»).
2. Il relativismo religioso è una forma di apostasia pratica
Affermare che «nessuno deve essere obbligato a pregare con preghiere cristiane» e che «non toglie nulla alla nostra identità» permettere momenti di preghiera islamica in un oratorio cattolico, significa porre sullo stesso piano la preghiera a Cristo e quella ad Allah, negando implicitamente l’unicità salvifica di Gesù Cristo.
Questo è modernismo religioso, condannato da San Pio X nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907), dove egli afferma che il modernismo «riunisce in sé tutte le eresie» perché dissolve la fede in una vaga esperienza del divino.
3. L’unicità di Cristo e della Chiesa
Il Concilio Vaticano II, e il documento Dominus Iesus (2000) della Congregazione per la Dottrina della Fede, ribadisce con chiarezza che:
«Deve essere fermamente creduto che la Chiesa, peregrinante sulla terra, è necessaria alla salvezza, poiché il solo Cristo è mediatore e via di salvezza» (n. 20).
Permettere o promuovere “momenti di preghiera” non cristiani dentro un oratorio cattolico contraddice questo principio, creando confusione nei bambini e negli adolescenti, e favorendo il sincretismo religioso.
4. Il rischio educativo e spirituale
Educare i ragazzi cristiani accanto a momenti di preghiera islamici o di altre religioni significa svuotare la fede cattolica di contenuto missionario.
Non si educa più alla verità, ma alla tolleranza come valore supremo.
Si forma una generazione di giovani incapaci di riconoscere la differenza tra la fede rivelata e le religioni naturali o non cristiane.
San Paolo ammonisce:
«Quale accordo tra Cristo e Beliar? O quale unione fra il fedele e l’infedele?» (2Cor 6,15).
5. Falsa interpretazione del “Gesù forestiero”
Il riferimento al “Gesù forestiero che cammina con i discepoli di Emmaus” è usato in modo improprio.
Gesù si mette accanto ai discepoli non per accettare le loro idee confuse, ma per illuminarle con la verità e condurli alla fede nella sua Risurrezione.
Allo stesso modo, la Chiesa non cammina “insieme” per relativizzare la verità, ma per annunciarla.
La carità non è mai separata dalla verità.
6. La missione cattolica dell’oratorio
Il documento diocesano citato e la posizione della responsabile Valentini rappresentano una pericolosa deriva pastorale, in cui l’evangelizzazione viene sostituita dal dialogo e la conversione da una vaga “esperienza del trascendente”.
L’oratorio, per sua natura, deve restare luogo di incontro con Cristo, e non piattaforma interreligiosa.
Accogliere tutti sì — ma per evangelizzare tutti, non per annacquare la fede cattolica.
⸻
Conclusione
"L’esperienza descritta nell’articolo di Bruzzano presenta elementi di apparente “integrazione” ma nasconde, in realtà, una grave ambiguità teologica e pastorale, che mette a rischio l’identità cattolica dell’oratorio e la purezza della fede dei giovani.
1. L’oratorio non è un centro culturale, ma un luogo di evangelizzazione
La missione dell’oratorio, secondo la tradizione della Chiesa e la pedagogia dei santi fondatori (da San Giovanni Bosco a San Filippo Neri), è condurre i giovani a Cristo e alla vita di grazia.
Quando esso viene trasformato in un “laboratorio di dialogo interreligioso”, perde la sua natura e diventa un semplice spazio sociale o ricreativo.
L’oratorio non nasce per “camminare insieme” con le religioni, ma per condurre le anime alla verità del Vangelo (cf. Mt 28,19: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»).
2. Il relativismo religioso è una forma di apostasia pratica
Affermare che «nessuno deve essere obbligato a pregare con preghiere cristiane» e che «non toglie nulla alla nostra identità» permettere momenti di preghiera islamica in un oratorio cattolico, significa porre sullo stesso piano la preghiera a Cristo e quella ad Allah, negando implicitamente l’unicità salvifica di Gesù Cristo.
Questo è modernismo religioso, condannato da San Pio X nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907), dove egli afferma che il modernismo «riunisce in sé tutte le eresie» perché dissolve la fede in una vaga esperienza del divino.
3. L’unicità di Cristo e della Chiesa
Il Concilio Vaticano II, e il documento Dominus Iesus (2000) della Congregazione per la Dottrina della Fede, ribadisce con chiarezza che:
«Deve essere fermamente creduto che la Chiesa, peregrinante sulla terra, è necessaria alla salvezza, poiché il solo Cristo è mediatore e via di salvezza» (n. 20).
Permettere o promuovere “momenti di preghiera” non cristiani dentro un oratorio cattolico contraddice questo principio, creando confusione nei bambini e negli adolescenti, e favorendo il sincretismo religioso.
4. Il rischio educativo e spirituale
Educare i ragazzi cristiani accanto a momenti di preghiera islamici o di altre religioni significa svuotare la fede cattolica di contenuto missionario.
Non si educa più alla verità, ma alla tolleranza come valore supremo.
Si forma una generazione di giovani incapaci di riconoscere la differenza tra la fede rivelata e le religioni naturali o non cristiane.
San Paolo ammonisce:
«Quale accordo tra Cristo e Beliar? O quale unione fra il fedele e l’infedele?» (2Cor 6,15).
5. Falsa interpretazione del “Gesù forestiero”
Il riferimento al “Gesù forestiero che cammina con i discepoli di Emmaus” è usato in modo improprio.
Gesù si mette accanto ai discepoli non per accettare le loro idee confuse, ma per illuminarle con la verità e condurli alla fede nella sua Risurrezione.
Allo stesso modo, la Chiesa non cammina “insieme” per relativizzare la verità, ma per annunciarla.
La carità non è mai separata dalla verità.
6. La missione cattolica dell’oratorio
Il documento diocesano citato e la posizione della responsabile Valentini rappresentano una pericolosa deriva pastorale, in cui l’evangelizzazione viene sostituita dal dialogo e la conversione da una vaga “esperienza del trascendente”.
L’oratorio, per sua natura, deve restare luogo di incontro con Cristo, e non piattaforma interreligiosa.
Accogliere tutti sì — ma per evangelizzare tutti, non per annacquare la fede cattolica.
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Conclusione
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  Ciò che viene presentato come “integrazione” o “cammino insieme” è, nei fatti, una forma di cedimento spirituale davanti al mondo.
La vera carità verso i musulmani, ortodossi o non credenti che frequentano l’oratorio è annunciare loro Gesù Cristo, unico Salvatore.
Tutto il resto è compromesso e confusione.
Come scrive San Pio X:
«Chi vuole essere veramente apostolo, non deve diminuire la verità per rendere più facile la sua accoglienza, ma deve mostrarla nella sua integrità e nella sua forza.»
https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/bruzzano-alloratorio-fedi-diverse-camminano-insieme-2853139.html
  
  La vera carità verso i musulmani, ortodossi o non credenti che frequentano l’oratorio è annunciare loro Gesù Cristo, unico Salvatore.
Tutto il resto è compromesso e confusione.
Come scrive San Pio X:
«Chi vuole essere veramente apostolo, non deve diminuire la verità per rendere più facile la sua accoglienza, ma deve mostrarla nella sua integrità e nella sua forza.»
https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/bruzzano-alloratorio-fedi-diverse-camminano-insieme-2853139.html
www.chiesadimilano.it
  
  Bruzzano, all’oratorio fedi diverse camminano insieme
  Ortodossi, dall’Ucraina e dalla Romania. Musulmani, dal Marocco e dall’Egitto. E poi ancora sudamericani, e una numerosa comunità dello Sri Lanka. Come in molti quartieri, anche a Bruzzano, periferia nord di Milano, la geografia multietnica e multireligiosa…
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  Forse non tutti la ricorderanno. E' Samia Hassan, il presidente della Tanzania che salì al potere dopo la morte in circostanze poco chiare del suo predecessore, Magufuli, trai i primi leader africani e mondiali nel 2021 a criticare la farsa pandemica e i vaccini Covid. La Hassan ha "vinto"  una elezione farsa nella quale è stato impedito a diversi candidati di partecipare. E' una presidenza fantoccio nelle mani dell'anglosfera e del cartello farmaceutico di Bill Gates, ma sembra estremamente fragile e destinata a durare ben poco.
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  A via Solferino si continua a mentire sul vaccino Covid che aiuterebbe le terapie contro i tumori quando ormai è provato che i vaccini sono responsabili dell'ondata di tumori.
https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/25_novembre_03/l-immunoterapia-per-i-tumori-funziona-meglio-se-ci-si-e-vaccinati-per-covid-19-edadd4b7-42ce-44ca-a14c-fca4fc726xlk.shtml
  
  https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/25_novembre_03/l-immunoterapia-per-i-tumori-funziona-meglio-se-ci-si-e-vaccinati-per-covid-19-edadd4b7-42ce-44ca-a14c-fca4fc726xlk.shtml
Corriere della Sera
  
  L’immunoterapia per i tumori funziona meglio se ci si è vaccinati per Covid-19
  Il vaccino potenzia la risposta all’immunoterapia in tumori come melanoma e cancro del polmone, aumentando di parecchio la sopravvivenza; allo studio vaccini a mRna specifici per migliorare le terapie oncologiche
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