Questa nave è stata utilizzata attivamente dagli americani negli ultimi tre anni per trasportare veicoli blindati per le esigenze ucraine
Pertanto non è escluso che questo viaggio sia organizzato a questo scopo
Di norma, le spedizioni da Baltimora nell'interesse delle forze armate ucraine vanno in Belgio o nei Paesi Bassi, ed è ciò che stiamo vedendo ora
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Ne parla il FT, citando le fonti. Si dice che al posto del leader della RPC ci sarà il premier del Consiglio di Stato Li Qiang.
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Nella piazza dei NO PAX si è particolarmente distinto Vecchioni (chissà, forse con un tono alcolico più alto rispetto al solito). Prima attacca enumerando filosofi e letterati europei a dimostrazione della "nostra" superiorità culturale rispetto agli altri (immagino il resto del mondo, con particolare riferimento alla Russia che ha solo Puskin, Tolstoj, Dostoevskij, Esenin, Maijakovskij e molti molti altri). E dunque, il ragionamento di Vecchioni sarebbe che essendo noi la fiaccola del mondo abbiamo il diritto (che dico, il dovere) di imporre la nostra volontà (ovviamente che è quella giusta). Magari anche con le armi.
Altro passaggio notevole è la capziosa distinzione tra pace e pacifismo. I pacifisti sono loro, perchè amano il concetto di pace; ma purtroppamente non possono amare la pace a tal punto da capire che questa si fa con il nemico a meno che non si faccia la guerra per ottenere la pace, tramite capitolazione del nemico. E infatti proprio lì dobbiamo arrivare - sostiene il Vecchioni - ci vuole una "pace giusta", ovvero la guerra.
Questa gente dopo averci fatto trangugiare qualunque sacrificio per ottenere l'Europa, l'Euro e tutti i loro desideri e paturnie di stocazzo, vuole spingerci al passo finale nel baratro: la Guerra.
Viva l'Europa, viva la Guerra, ma anche viva la Pace giusta e soprattutto alla salute! 🍷🍷🍷🍷
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La rete elettrica dell'isola è crollata!
Le autorità affermano che la corrente elettrica è stata parzialmente ripristinata, ma gran parte dell'isola resta senza elettricità.
Si tratta del quarto blackout nazionale a Cuba negli ultimi sei mesi.
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"Le nuove navi potrebbero offrire alla Cina un'opportunità unica di scaricare grandi quantità di veicoli blindati direttamente sulle strade di Taiwan.
Le chiatte sono dotate di speciali ponti estesi, lunghi circa 120 metri, che consentono loro di attraversare strisce di spiaggia e raggiungere superfici dure o strade costiere.
La costruzione urgente di tali navi nei cantieri navali cinesi è uno degli indicatori che segnalano una possibile invasione.
Per assicurarsi la vittoria a Taiwan, la Cina avrebbe bisogno di schierare circa due milioni di soldati."
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Военный обозреватель
Кадры недавних учений китайской армии по высадке на побережье Тайваня с использованием новых десантных барж.
#Китай
@new_militarycolumnist
#Китай
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“Nel 1914 tutti i popoli combattenti si trovarono in uno stato di sovreccitazione: la diceria più stolta si trasformava subito in realtà, la più assurda calunnia veniva creduta. A dozzine c'erano persone in Germania pronte a giurare di aver visto coi loro occhi le automobili cariche d'oro recarsi dalla Francia in Russia; le fiabe degli occhi cavati e delle mani mozzate, che affiorano in ogni guerra sin dal secondo o dal terzo giorno, riempivano i giornali.
Non sapevano quegli ingenui che la tecnica di attribuire al soldato nemico ogni possibile crudeltà fa parte del materiale di guerra quanto i proiettili e gli aeroplani, e che essa viene cavata dai magazzini regolarmente al principio di ogni conflitto. La guerra non può essere messa d'accordo con la ragione e con il senso di giustizia; essa esige entusiasmo cieco per la propria causa e odio contro l'avversario.
Ma è proprio della natura umana che i sentimenti acuti non si possano prolungare all'infinito, né nell'individuo, né in un popolo, e ciò è ben noto ad ogni organizzazione militare. Questa perciò ha bisogno di un assillo artificiale e simile compito d'incitamento dev'essere assolto - con buona o con cattiva coscienza, per convinzione o per abilità di mestiere - dagli intellettuali, dai poeti, dagli scrittori, dai giornalisti.
Essi dovevano battere il tamburo dell'odio e lo fecero con la massima energia, sino a quando ogni persona ancor ragionevole ne ebbe le orecchie ed il cuore dolenti. Quasi tutti in Germania, in Francia, in Italia, nel Belgio ed in Russia, obbedirono alla propaganda di guerra e con ciò alla follia ed all'odio collettivo della guerra, invece di insorgere a combatterli. Le conseguenze furono disastrose.
Allora la propaganda non si era ancora logorata per uso di pace ed i popoli, malgrado le molte delusioni, ritenevano ancora vera ogni cosa stampata. Così l'entusiasmo delle prime giornate puro e bello, pieno di spirito di sacrificio, si trasformò in un'orgia dei sentimenti più stolti e più bassi. Si combatteva contro l'Inghilterra e contro la Francia sul Ring di Vienna o nella Friedrichstrasse di Berlino, il che era decisamente più comodo.
Dovettero sparire le diciture inglesi e francesi dai negozi. Bravi commercianti stampigliarono la corrispondenza col motto “Got straje England” (Dio punisca l'Inghilterra), dame di società proclamavano solennemente nei giornali che non avrebbero mai più detto una parola francese in vita loro.
Shakespeare venne bandito dai teatri tedeschi, Mozart e Wagner da quelli francesi ed inglesi, i professori tedeschi affermarono che Dante era un puro germanico, quelli di Francia a loro volta che Beethoven era un belga: si cercava insomma impudentemente di requisire a proprio vantaggio dai paesi nemici i beni culturali, come si faceva per il grano od il metallo.
Non bastava che giornalmente migliaia di cittadini di questi paesi si ammazzassero al fronte, bisognava anche dal fronte interno insozzare e vilipendere i grandi morti dell'avversario, che da secoli riposavano nelle loro tombe. Il perturbamento degli intelletti divenne sempre più assurdo. La cuoca che non aveva mai lasciato Vienna, né, dopo la scuola, aperto un atlante, proclamava l'impossibilità per l'Austria di esistere senza il “Sangiaccato”, una piccola terra oltre confine, situata chissà dove in Bosnia.
I vetturini litigavano fra loro sull'entità dell'indennizzo da imporre alla Francia, se cinquanta o cento miliardi, nessuno di loro sapeva a quanto ammontasse un miliardo. Non vi fu né una città né un gruppo che riescisse a sottrarsi a quell'isterismo dell'odio. I preti predicavano dagli altari, ed i socialisti, che un mese prima avevan denunciato il militarismo come il peggiore delitto, facevano ora più chiasso degli altri per non esser ritenuti, secondo la parola di Guglielmo, “gentaglia senza patria”.
Stefan Zweig - Il mondo di ieri (1 parte)
Non sapevano quegli ingenui che la tecnica di attribuire al soldato nemico ogni possibile crudeltà fa parte del materiale di guerra quanto i proiettili e gli aeroplani, e che essa viene cavata dai magazzini regolarmente al principio di ogni conflitto. La guerra non può essere messa d'accordo con la ragione e con il senso di giustizia; essa esige entusiasmo cieco per la propria causa e odio contro l'avversario.
Ma è proprio della natura umana che i sentimenti acuti non si possano prolungare all'infinito, né nell'individuo, né in un popolo, e ciò è ben noto ad ogni organizzazione militare. Questa perciò ha bisogno di un assillo artificiale e simile compito d'incitamento dev'essere assolto - con buona o con cattiva coscienza, per convinzione o per abilità di mestiere - dagli intellettuali, dai poeti, dagli scrittori, dai giornalisti.
Essi dovevano battere il tamburo dell'odio e lo fecero con la massima energia, sino a quando ogni persona ancor ragionevole ne ebbe le orecchie ed il cuore dolenti. Quasi tutti in Germania, in Francia, in Italia, nel Belgio ed in Russia, obbedirono alla propaganda di guerra e con ciò alla follia ed all'odio collettivo della guerra, invece di insorgere a combatterli. Le conseguenze furono disastrose.
Allora la propaganda non si era ancora logorata per uso di pace ed i popoli, malgrado le molte delusioni, ritenevano ancora vera ogni cosa stampata. Così l'entusiasmo delle prime giornate puro e bello, pieno di spirito di sacrificio, si trasformò in un'orgia dei sentimenti più stolti e più bassi. Si combatteva contro l'Inghilterra e contro la Francia sul Ring di Vienna o nella Friedrichstrasse di Berlino, il che era decisamente più comodo.
Dovettero sparire le diciture inglesi e francesi dai negozi. Bravi commercianti stampigliarono la corrispondenza col motto “Got straje England” (Dio punisca l'Inghilterra), dame di società proclamavano solennemente nei giornali che non avrebbero mai più detto una parola francese in vita loro.
Shakespeare venne bandito dai teatri tedeschi, Mozart e Wagner da quelli francesi ed inglesi, i professori tedeschi affermarono che Dante era un puro germanico, quelli di Francia a loro volta che Beethoven era un belga: si cercava insomma impudentemente di requisire a proprio vantaggio dai paesi nemici i beni culturali, come si faceva per il grano od il metallo.
Non bastava che giornalmente migliaia di cittadini di questi paesi si ammazzassero al fronte, bisognava anche dal fronte interno insozzare e vilipendere i grandi morti dell'avversario, che da secoli riposavano nelle loro tombe. Il perturbamento degli intelletti divenne sempre più assurdo. La cuoca che non aveva mai lasciato Vienna, né, dopo la scuola, aperto un atlante, proclamava l'impossibilità per l'Austria di esistere senza il “Sangiaccato”, una piccola terra oltre confine, situata chissà dove in Bosnia.
I vetturini litigavano fra loro sull'entità dell'indennizzo da imporre alla Francia, se cinquanta o cento miliardi, nessuno di loro sapeva a quanto ammontasse un miliardo. Non vi fu né una città né un gruppo che riescisse a sottrarsi a quell'isterismo dell'odio. I preti predicavano dagli altari, ed i socialisti, che un mese prima avevan denunciato il militarismo come il peggiore delitto, facevano ora più chiasso degli altri per non esser ritenuti, secondo la parola di Guglielmo, “gentaglia senza patria”.
Stefan Zweig - Il mondo di ieri (1 parte)
Fu la guerra di una generazione ignara, ed appunto l'ancora intatta credulità dei popoli nella unilaterale giustizia della propria causa costituì il più grave pericolo. A poco a poco in quelle prime settimane di guerra del 1914 diventò impossibile scambiare una parola ragionevole con qualcuno. Anche i più pacifici e bonari erano presi dall'ebbrezza del sangue. Amici sempre conosciuti come decisi individualisti ed anzi come anarchici intellettuali, si erano di colpo trasformati in patriotti fanatici e poi anche in annessionisti insaziabili.
Ogni conversazione si chiudeva con stolte frasi di questo genere: “Chi non sa odiare, non sa neppure veramente amare” od anche con volgari insinuazioni. Amici coi quali non avevo mai avuto dissensi, mi accusavano apertamente di non essere più austriaco e mi invitavano a passare in Francia o nel Belgio. Essi insinuavano persino che in realtà sarebbe stato dovere portare a conoscenza delle autorità superiori idee come quella che la guerra sia un delitto, giacché i “disfattisti” - la bella parola era stata allora inventata in Francia - erano i peggiori delinquenti contro la patria.
Non rimaneva che una via: trarsi in disparte e tacere finché gli altri erano in preda alla febbre e alla furia. Non fu facile. Giacché l'esilio - io l'ho potuto imparare a sazietà - non è penoso come vivere soli in patria.”
Stefan Zweig - Il mondo di ieri (2 parte)
Ogni conversazione si chiudeva con stolte frasi di questo genere: “Chi non sa odiare, non sa neppure veramente amare” od anche con volgari insinuazioni. Amici coi quali non avevo mai avuto dissensi, mi accusavano apertamente di non essere più austriaco e mi invitavano a passare in Francia o nel Belgio. Essi insinuavano persino che in realtà sarebbe stato dovere portare a conoscenza delle autorità superiori idee come quella che la guerra sia un delitto, giacché i “disfattisti” - la bella parola era stata allora inventata in Francia - erano i peggiori delinquenti contro la patria.
Non rimaneva che una via: trarsi in disparte e tacere finché gli altri erano in preda alla febbre e alla furia. Non fu facile. Giacché l'esilio - io l'ho potuto imparare a sazietà - non è penoso come vivere soli in patria.”
Stefan Zweig - Il mondo di ieri (2 parte)
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Certo che ci vuole del genio per inventarsi una locuzione che contenga la parola pace e un aggettivo che però ha il significato profondo di guerra d'annientamento.
Pace Giusta? Dagli albori della storia ogni parte in guerra è convinta di essere nel giusto (o quantomeno argomenta per dimostrare di esserlo) dunque è evidente, che volere la pace giusta per una parte significa non voler fare alcuna concessione al nemico pur di raggiungere la pace e che l'unico modo di ottenere la pace senza fare alcuna concessione al nemico significa, demolirlo, annientarlo, distruggerlo fino ad ottenere la capitolazione ovvero la completa accoglienza delle ragioni altrui con la propria completa sottomissione.. Pace giusta, significa guerra fino all'annientamento del nemico.
Certo, ce ne voleva di genio per inventarsi la locuzione "Pace Giusta"...il genio di un demone.
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I rappresentanti del Somaliland sono in trattative con gli Stati Uniti per un potenziale accordo: il riconoscimento del Somaliland da parte degli Stati Uniti in cambio di una base militare nella città portuale strategica di Berbera.
Gli Stati Uniti hanno anche lanciato l'idea di trasferire i palestinesi sfollati da Gaza al Somaliland, sebbene non fosse un argomento centrale.
Fonte: FT
Gli Stati Uniti hanno anche lanciato l'idea di trasferire i palestinesi sfollati da Gaza al Somaliland, sebbene non fosse un argomento centrale.
Fonte: FT
Media is too big
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Emmanuel Macron sta valutando la possibilità di inviare truppe in Ucraina per scopi addestrativi.
In un'intervista pubblicata sul quotidiano regionale, il presidente francese ha espresso la sua posizione sul conflitto in Ucraina, sollevando la possibilità di inviare truppe a fini addestrativi 🙈
Per la Russia, sta cercando un pretesto per intervenire in Ucraina.
Fonte: RT in francese.
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