Forwarded from InfoDefenseITALIA
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L'Algeria ha completato la sua adesione alla banca BRICS e ne è diventata membro a pieno titolo.
Lo ha affermato Dilma Rousseff, presidente della NBR.
(TASS)
Lo ha affermato Dilma Rousseff, presidente della NBR.
(TASS)
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Secondo uno studio congiunto di ZEW e Creditreform, nel 2024 in Germania hanno cessato l'attività 196.100 aziende. Si tratta di un aumento del 16% rispetto all'anno precedente e della cifra più alta dal 2011.
Tra le ragioni addotte rientrano l'aumento dei prezzi dell'energia, il declino dell'industria e una debole ripresa delle esportazioni. Le industrie ad alta intensità energetica sono state le più colpite (le chiusure sono aumentate del 26%) e le aziende high-tech (del 24%). Nel settore chimico e farmaceutico il fallimento ha colpito circa 360 aziende.
Gli esperti attribuiscono la situazione attuale alla forte concorrenza, agli ostacoli burocratici e alla carenza di personale dovuta alla crisi demografica.
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Forwarded from International Reporters Italia
🇪🇺 L’UE colpisce due giornalisti tedeschi: i prossimi saranno italiani?
Alina Lipp e Thomas Röper sono stati inseriti nella lista delle sanzioni europee con l'accusa di “propaganda pro-Cremlino”.
È la prima volta che cittadini dell’Unione vengono trattati come strumenti di disinformazione.
Chi decide cos’è propaganda? Dove finisce l’informazione e inizia la censura?
🔗 Leggi l’articolo completo:
https://www.ir-press.ru/it/2025/05/21/sanzioni-ue-giornalisti-tedeschi-alina-lipp-thomas-roeper/
🤩 International Reporters
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Alina Lipp e Thomas Röper sono stati inseriti nella lista delle sanzioni europee con l'accusa di “propaganda pro-Cremlino”.
È la prima volta che cittadini dell’Unione vengono trattati come strumenti di disinformazione.
Chi decide cos’è propaganda? Dove finisce l’informazione e inizia la censura?
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International Reporters
L'UE sanziona due cittadini tedeschi. I prossimi saranno italiani? - International Reporters
Alina Lipp e Thomas Röper sanzionati dall’UE per propaganda pro-Cremlino. Un precedente pericoloso per la libertà d’espressione in Europa?
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Forwarded from Il Norberto (Norberto B)
Sulla necessità momentanea del ritorno allo stato.
In Italia le culture anarchiche, comuniste, socialiste e talvolta socialdemocratiche hanno, anche comprensibilmente, avuto un rapporto difficile e travagliato con il concetto di nazione e di nazionalismo.
Vi sono ragioni specifiche, locali, quali il comportamento predatorio della casa Savoia sul meridione, che ha privato il Risorgimento del valore fondativo ed unitario che avrebbe dovuto, negli intenti dei pensatori politici di allora, essere oggettivo, le imprese coloniali, caratteristica non specifica dell'Italia, anzi da essa riprodotta in scala ridotta, ma che in Italia ha assunto la funzione di offrire un miraggio ai contadini privati di una adeguata riforma agraria, la retorica fascista, che ha incentrato sul nazionalismo e sulla retorica patriottarda la sua sola ragione di esistere proponendo agli esclusi da ogni forma di reddito l'illusione di una nazione forte, dove realizzare le proprie speranze e, ultimo tra i motivi storici più incancreniti, la costruzione di uno stato post bellico incapace di esplicite rotture con il fascismo, con forze di polizia dedite alla violenza gratuita ed all'impunità e giudici soliti a preservare le differenze di classe.
Non dovremmo dimenticare che, come nazione, nasciamo da un'unione di decine di differenti popoli, che siamo stati soliti ad usare motivazioni razziste per discriminarci a vicenda, che per essere una nazione così piccola abbiamo una grande varietà climatica.
E questo solo per quanto riguarda le ragioni italiane di questo pregiudizio contro il concetto di nazione.
Poi vi sono delle ragioni di teoria politica che valgono per tutti i paesi:
L'entità territoriale statale è utile al capitalismo, è, in fin dei conti, la sua organizzazione e la sua capacità di reprimere e disarticolare il dissenso.
L'aspirazione al socialismo reale e la sua virtù internazionalista negano, fino alla più concreta fra le eresie, adottata da Stalin, la possibilità del socialismo in un solo stato.
Cina, Cuba, Vietnam, Bielorussia e Corea, sospendendo il giudizio su Venezuela e Burkina Faso, dimostrano il contrario.
Anarchici, comunisti e socialisti lo capirono.
I socialdemocratici molto meno.
A questo punto occorre fare una piccola digressione.
La Nazione è una questione identitaria, solo in parte organizzativa ed etnica.
Ad esempio la Palestina.
Lo Stato è una questione legale, può includere più nazioni o lingue.
Ad esempio il Belgio.
La Patria è una questione di sentimento, letteralmente la terra dei padri, in essa si ripone l'immaginario, ci si riconosce perché si è partecipato nel costruirla o perché nella propria famiglia ci si è sacrificati per essa.
È il sentimento che provano i russofoni di Ucraina od alcuni Kazaki, Georgiani e delle ex Repubbliche dell'URSS.
Perché tutti questi preamboli e riflessioni?
Perché il motivo per cui le ex sinistre si sono arrese al globalismo è la stupida convinzione che il globalismo, in quanto fautore dell'abolizione dei confini, avrebbe recato seco un'inevitabile progresso dei popoli come se il nemico solo fosse lo stato, dimenticando il valore intrensicamente predatorio e spietato del capitalismo.
Invece lo stato, seppur davvero era il terreno delle borghesie capitaliste, era insufficiente alle oligarchie finanziare che, per eccesso di ingordigia e prossime a divenire il Leviatano di Hobbesiana memoria, necessitano l'abolizione delle frontiere.
Cari ragazzi antifascisti, quando scrivete No Border sui muri lo fate per buoni ideali ma Soros e Rothschild ringraziano.
Ecco ora, giornalisticamente, nasce il concetto, un po' farlocco di sovranismo.
Il sovranismo è l'ideologia che concerne la sovranità (smettetela d'aver paura della parola ideologia, anche il libero mercato è un'ideologia).
La sovranità è una caratteristica indispensabile per permettere ad uno stato di esistere e di agire.
Se è pur vero che lo Stato in passato fu il veicolo delle borghesie, oggigiorno è il solo terreno in cui possiamo sperare di costringere, tramite rapporti di forza, a cambiare le politiche locali.
In Italia le culture anarchiche, comuniste, socialiste e talvolta socialdemocratiche hanno, anche comprensibilmente, avuto un rapporto difficile e travagliato con il concetto di nazione e di nazionalismo.
Vi sono ragioni specifiche, locali, quali il comportamento predatorio della casa Savoia sul meridione, che ha privato il Risorgimento del valore fondativo ed unitario che avrebbe dovuto, negli intenti dei pensatori politici di allora, essere oggettivo, le imprese coloniali, caratteristica non specifica dell'Italia, anzi da essa riprodotta in scala ridotta, ma che in Italia ha assunto la funzione di offrire un miraggio ai contadini privati di una adeguata riforma agraria, la retorica fascista, che ha incentrato sul nazionalismo e sulla retorica patriottarda la sua sola ragione di esistere proponendo agli esclusi da ogni forma di reddito l'illusione di una nazione forte, dove realizzare le proprie speranze e, ultimo tra i motivi storici più incancreniti, la costruzione di uno stato post bellico incapace di esplicite rotture con il fascismo, con forze di polizia dedite alla violenza gratuita ed all'impunità e giudici soliti a preservare le differenze di classe.
Non dovremmo dimenticare che, come nazione, nasciamo da un'unione di decine di differenti popoli, che siamo stati soliti ad usare motivazioni razziste per discriminarci a vicenda, che per essere una nazione così piccola abbiamo una grande varietà climatica.
E questo solo per quanto riguarda le ragioni italiane di questo pregiudizio contro il concetto di nazione.
Poi vi sono delle ragioni di teoria politica che valgono per tutti i paesi:
L'entità territoriale statale è utile al capitalismo, è, in fin dei conti, la sua organizzazione e la sua capacità di reprimere e disarticolare il dissenso.
L'aspirazione al socialismo reale e la sua virtù internazionalista negano, fino alla più concreta fra le eresie, adottata da Stalin, la possibilità del socialismo in un solo stato.
Cina, Cuba, Vietnam, Bielorussia e Corea, sospendendo il giudizio su Venezuela e Burkina Faso, dimostrano il contrario.
Anarchici, comunisti e socialisti lo capirono.
I socialdemocratici molto meno.
A questo punto occorre fare una piccola digressione.
La Nazione è una questione identitaria, solo in parte organizzativa ed etnica.
Ad esempio la Palestina.
Lo Stato è una questione legale, può includere più nazioni o lingue.
Ad esempio il Belgio.
La Patria è una questione di sentimento, letteralmente la terra dei padri, in essa si ripone l'immaginario, ci si riconosce perché si è partecipato nel costruirla o perché nella propria famiglia ci si è sacrificati per essa.
È il sentimento che provano i russofoni di Ucraina od alcuni Kazaki, Georgiani e delle ex Repubbliche dell'URSS.
Perché tutti questi preamboli e riflessioni?
Perché il motivo per cui le ex sinistre si sono arrese al globalismo è la stupida convinzione che il globalismo, in quanto fautore dell'abolizione dei confini, avrebbe recato seco un'inevitabile progresso dei popoli come se il nemico solo fosse lo stato, dimenticando il valore intrensicamente predatorio e spietato del capitalismo.
Invece lo stato, seppur davvero era il terreno delle borghesie capitaliste, era insufficiente alle oligarchie finanziare che, per eccesso di ingordigia e prossime a divenire il Leviatano di Hobbesiana memoria, necessitano l'abolizione delle frontiere.
Cari ragazzi antifascisti, quando scrivete No Border sui muri lo fate per buoni ideali ma Soros e Rothschild ringraziano.
Ecco ora, giornalisticamente, nasce il concetto, un po' farlocco di sovranismo.
Il sovranismo è l'ideologia che concerne la sovranità (smettetela d'aver paura della parola ideologia, anche il libero mercato è un'ideologia).
La sovranità è una caratteristica indispensabile per permettere ad uno stato di esistere e di agire.
Se è pur vero che lo Stato in passato fu il veicolo delle borghesie, oggigiorno è il solo terreno in cui possiamo sperare di costringere, tramite rapporti di forza, a cambiare le politiche locali.
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"Primavera 1997, quello che ho appena cercato di ammazzare è il mio datore di lavoro e io, senza neanche saperlo, sono un fottuto punk di merda".
Storia di un italiano qualunque trapiantato a Londra, la città della fuga, della puzza e della ricerca.
Torino è una mandorla, 354 pagine, romanzo di formazione che intreccia le vicende umane, lavorative ed esistenziali di alcuni giovani personaggi nella Londra di fine anni '90, un percorso di vita che potrebbe essere il percorso di chiunque sia alla ricerca del proprio posto nel mondo, fra difficoltà, scontri, rabbia, dolore e odio ma anche amicizia, amore, valori umani, elaborazioni politiche, acquisizione di consapevolezza e autostima.
Uno spaccato della fine degli anni '90 "quando ancora l'Italia era un paese semiserio", uno sguardo che attraversa il tempo fra quello che eravamo e quello che siamo diventati, una critica politica e sociale dell'esistente di allora e di oggi, non allineata e non conforme all'attuale, vista con gli occhi di chi arriva da un mondo diverso, quello di allora.
Torino è una mandorla è un libro assolutamente sboccato e libero dal politicamente corretto, una vera e propria folata d'ossigeno contro l'oppressivo e ipocrita buonismo di facciata che ci viene oggi imposto dal sistema, un romanzo il cui linguaggio duro, sprezzante, canzonatorio e da strada racconta in prima persona, a volte anche con delicatezza ma sempre senza peli sulla lingua o timori reverenziali, un pezzo della difficile esistenza di un personaggio dalle numerose sfaccettature.
Con eventi e personaggi surreali, narrazione iperbolica, situazioni grottesche e drammi umani, la vicenda si snocciola nell'arco di alcuni mesi del 1997 fra dei momenti cupi e drammatici e altri folli e sgangherati, esattamente come accade spesso nella vita reale.
Al pari della vicenda narrata anche la scrittura del romanzo è iniziata nel 1997, anno in cui è ambientata e fra alterne peripezie è arrivata fino ad oggi per essere finalmente letta.
https://amzn.eu/d/eY3Upm7
Storia di un italiano qualunque trapiantato a Londra, la città della fuga, della puzza e della ricerca.
Torino è una mandorla, 354 pagine, romanzo di formazione che intreccia le vicende umane, lavorative ed esistenziali di alcuni giovani personaggi nella Londra di fine anni '90, un percorso di vita che potrebbe essere il percorso di chiunque sia alla ricerca del proprio posto nel mondo, fra difficoltà, scontri, rabbia, dolore e odio ma anche amicizia, amore, valori umani, elaborazioni politiche, acquisizione di consapevolezza e autostima.
Uno spaccato della fine degli anni '90 "quando ancora l'Italia era un paese semiserio", uno sguardo che attraversa il tempo fra quello che eravamo e quello che siamo diventati, una critica politica e sociale dell'esistente di allora e di oggi, non allineata e non conforme all'attuale, vista con gli occhi di chi arriva da un mondo diverso, quello di allora.
Torino è una mandorla è un libro assolutamente sboccato e libero dal politicamente corretto, una vera e propria folata d'ossigeno contro l'oppressivo e ipocrita buonismo di facciata che ci viene oggi imposto dal sistema, un romanzo il cui linguaggio duro, sprezzante, canzonatorio e da strada racconta in prima persona, a volte anche con delicatezza ma sempre senza peli sulla lingua o timori reverenziali, un pezzo della difficile esistenza di un personaggio dalle numerose sfaccettature.
Con eventi e personaggi surreali, narrazione iperbolica, situazioni grottesche e drammi umani, la vicenda si snocciola nell'arco di alcuni mesi del 1997 fra dei momenti cupi e drammatici e altri folli e sgangherati, esattamente come accade spesso nella vita reale.
Al pari della vicenda narrata anche la scrittura del romanzo è iniziata nel 1997, anno in cui è ambientata e fra alterne peripezie è arrivata fino ad oggi per essere finalmente letta.
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Torino è una mandorla
Storia di un italiano qualunque trapiantato a Londra, la città della fuga, della puzza e della ricerca. Torino è una mandorla, 354 pagine, romanzo di formazione che intreccia le vicende umane, lavorative ed esistenziali di alcuni giovani personaggi nella…
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È stata presa la decisione di creare una zona cuscinetto di sicurezza lungo il confine tra Russia e Ucraina . Le truppe russe stanno attualmente risolvendo questo problema.
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Fonte: AFP
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Ron Dermer e il capo del Mossad incontreranno Witkoff a Roma venerdì a margine dei colloqui sul nucleare.
Fonte: Axios
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Le minacce israeliane di colpire i nostri impianti nucleari in caso di fallimento dei negoziati sono ridicole.
Gli americani dovrebbero cercare un piano B se i colloqui falliscono, l'Iran continuerà per la sua strada.
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I soldati saranno trasferiti in altre località della regione indo-pacifica.
Fonte: WSJ
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Quanto costa tutto questo: il Nord Stream dovrà affrontare riparazioni che potrebbero rivelarsi pericolose "per la sicurezza dell'UE e dell'Ucraina": non solo dovrà essere chiuso, ma anche "cementificato".
La Commissione europea prevede di vietare qualsiasi contratto di fornitura di gas con la Russia, in modo che i paesi europei possano raggiungere la piena indipendenza energetica entro la fine del 2027.
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