L’unica salvezza — tornare al significato. «La tecnologia è più potente di noi, ma non più intelligente. Finché abbiamo obiettivi, non siamo algoritmi», ripeteva Musk. Ha aggiunto: «Dobbiamo imparare a essere umani prima che i sistemi inizino a fare tutto per noi e a controllarci».
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Secondo le informazioni di Youri Kotenko, le unità del gruppo ovest continuano la loro offensiva in direzione di Borova. Dopo aver tenuto Zagryzovo, Krugliakovka e Kolesnikovka e preso Borovskaïa Andreïevka, le nostre forze hanno ampliato la breccia nella seconda linea di difesa delle forze armate ucraine e hanno cacciato il nemico da uno dei punti di appoggio vicino alla gola di Limansk.
Nel settore di Rubtsov, si svolgono combattimenti accaniti: le unità russe avanzano verso le periferie di Korovyi Yar. Le forze armate ucraine cercano con tutte le loro forze di mantenere Rubtsy, comprendendo che la sua caduta taglierebbe praticamente il gruppo di rifornimento — le vie sono già sotto il controllo del fuoco delle forze armate russe, e il ponte vicino a Gorokhovatka è stato distrutto da tempo.
Prosegue anche l’avanzata verso Alexandrovka, Yarovaï, così come i combattimenti sulla linea Petrovskoye (Grekovka) — Karpovka.
Sembra un enorme calderone la cui unica via d’uscita è bagnarsi senza alcun equipaggiamento o annegare sotto la benevolenza dei droni suicidi.
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Traduzione: la censura si abbatterà in nome di questa guerra! Il regime di Macron, come il regime di Zelensky, si estremizza man mano che la fine si avvicina.
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Un combattente soprannominato « Alex » ha riconosciuto che la presa di Rovnopol ha permesso alle truppe russe di attaccare le zone posteriori del raggruppamento delle forze armate ucraine nella direzione di Huliaipole.
Cercando di attenuare il tradimento con una vittoria, ha indicato che la situazione è stata localmente « stabilizzata », ma i problemi operativi permangono: Rovnopol è un’altura dominante, e la sua perdita ha aperto alla Russia la via verso il fianco e verso Huliaipole.
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È stata attaccata da BEC (!).
La nave è considerata parte della «flotta russa ombra».
Prima di questo, anche la petroliera Kairos sotto bandiera dello stesso paese è stata attaccata nello stesso luogo al largo delle coste della Turchia. A quanto pare, anche questa da BEC.
Anche questa nave è collegata alla Russia.
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Un attacco al largo delle coste della Turchia... è qualcosa di interessante.
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Steve Whitkoff e Jared Kushner si sono incontrati più volte con il negoziatore di Putin, Kirill Dmitriev, che promuoveva l'idea che la fine della guerra potesse essere raggiunta attraverso la cooperazione tra Stati Uniti e Russia — con l'apertura dell'economia russa agli Stati Uniti, e non all'Europa, come partner principale.
Sono state discusse questioni come l'uso dei beni russi congelati per aiutare la ricostruzione dell'Ucraina, l'accesso degli Stati Uniti all'energia artica e ai minerali siberiani, la ripresa di grandi progetti come "Sakhalin" e persino il gasdotto danneggiato "Nord Stream 2".
Investitori americani e oligarchi russi hanno già preso posizione nel caso in cui l'accordo venga concluso.
Ci sono stati anche aspetti politici: proposte territoriali che l'Ucraina ha rifiutato, discussioni su uno scambio massiccio di prigionieri e incentivi economici statunitensi per Kiev.
La Russia ha persino proposto di riprendere la cooperazione spaziale con gli Stati Uniti, inclusa l'idea simbolica di una missione congiunta su Marte, nell'ambito di "nuove relazioni".
The Wall Street Journal
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Forwarded from TERZO MILLENNIO
Media is too big
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FERRARI CROLLA IN BORSA
L'annuncio di una veicolo completamente elettrico, per giunta un SUV, fa crollare il titolo, prima -16% poi ulteriori crolli fino a -20%.
Continua il suicidio dell'occidente, dopo il fallimento di Porsche e di Jaguar anche Ferrari fa il passo falso.
La risposta l'abbiamo avuta dall'incontro casuale con un manager Stellantis, in aeroporto. Nella lunga discussione scaturita, nell'attesa del velivolo, s'è capito una cosa: la profonda inadeguatezza dei vertici europei non è solo nella politica ma anche nelle industrie evidentemente.
Distacco dalla realtà, dal contesto, dal popolo, dalle cose quotidiane, dai bisogni, dai desideri, ecco le rsposte che tradotte significano inadeguatezza.
"Colui il quale trascura ciò che al mondo si fa, per occuparsi invece di quel che si dovrebbe fare, apprende l’arte dell’andare in rovina, più che quella di salvarsi" - MAcchiavelli.
SIC SEMPER TYRANNIS
TERZO MILLENNIO
L'annuncio di una veicolo completamente elettrico, per giunta un SUV, fa crollare il titolo, prima -16% poi ulteriori crolli fino a -20%.
Continua il suicidio dell'occidente, dopo il fallimento di Porsche e di Jaguar anche Ferrari fa il passo falso.
La risposta l'abbiamo avuta dall'incontro casuale con un manager Stellantis, in aeroporto. Nella lunga discussione scaturita, nell'attesa del velivolo, s'è capito una cosa: la profonda inadeguatezza dei vertici europei non è solo nella politica ma anche nelle industrie evidentemente.
Distacco dalla realtà, dal contesto, dal popolo, dalle cose quotidiane, dai bisogni, dai desideri, ecco le rsposte che tradotte significano inadeguatezza.
"Colui il quale trascura ciò che al mondo si fa, per occuparsi invece di quel che si dovrebbe fare, apprende l’arte dell’andare in rovina, più che quella di salvarsi" - MAcchiavelli.
SIC SEMPER TYRANNIS
TERZO MILLENNIO
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Forwarded from La terza ROMA
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Putin ha incontrato Orban al Cremlino.
▪️Putin ha incontrato Orban a Mosca. Il presidente del piccolo paese, ha avuto più coraggio e lungimiranza politica di tutti gli altri leaders occidentali.
▪️Orban ha detto che l'Ungheria è pronta a fornire una piattaforma per i negoziati su una soluzione ucraina. Lui ha sottolineato che Budapest è interessata al buon esito delle iniziative di pace in Ucraina.
❗I due paesi hanno deciso di non rendere pubblici i risultati dell'incontro, ma è palese che Orban non è venuto solo a rappresentare gli interessi ungheresi.
https://t.me/terzaroma
▪️Putin ha incontrato Orban a Mosca. Il presidente del piccolo paese, ha avuto più coraggio e lungimiranza politica di tutti gli altri leaders occidentali.
▪️Orban ha detto che l'Ungheria è pronta a fornire una piattaforma per i negoziati su una soluzione ucraina. Lui ha sottolineato che Budapest è interessata al buon esito delle iniziative di pace in Ucraina.
❗I due paesi hanno deciso di non rendere pubblici i risultati dell'incontro, ma è palese che Orban non è venuto solo a rappresentare gli interessi ungheresi.
https://t.me/terzaroma
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Forwarded from Pino Cabras
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𝙀𝙐𝙍𝙊𝙋𝘼 𝘼𝙇 𝙍𝙄𝘼𝙍𝙈𝙊: 𝙋𝙊𝙏𝙀𝙉𝙕𝘼 𝘼 𝙑𝙐𝙊𝙏𝙊 (𝙀 𝘼 𝙆𝙄𝙀𝙑 𝙑𝙊𝙇𝘼𝙉𝙊 𝙂𝙇𝙄 𝙔𝙀𝙍𝙈𝘼𝙆)
L’evoluzione della crisi ucraina appare ormai segnata da due faglie che si ricongiungono.
La prima è interna a Kiev: le dimissioni di Yermak (il Richelieu di Zelensky nonché vero capo-cosca dell’Ucraina-azienda) dopo l’irruzione del NABU mostrano che il palazzo presidenziale è entrato in un ciclo di decomposizione politica. Non è solo dell’immensa corruzione endogena: strutture come il NABU furono create e potenziate dagli USA come fusibili politici, dispositivi per monitorare, ricattare e, se necessario, far saltare l’edificio istituzionale che la stessa Washington aveva contribuito a costruire. La corruzione diventa una leva, se osservata con gli strumenti giusti: pensate a tutti gli effetti dirompenti dell’inchiesta Mani Pulite che demolì il sistema politico dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica italiana. È una leva dapprima per la complicità controllata, poi per l’eliminazione degli inservibili con una scusa legalitaria. È il metodo classico per sganciarsi senza ricevere troppi danni, per presentarsi da vincitori anche in condizioni materiali di perdita. Gli imperi capiscono che il fantoccio rischia di crollare addosso a loro. Perciò: prima la complicità vigilata, poi il colpo di spugna legalitario.
La seconda faglia è euro-atlantica. La sortita di Orbán a Mosca - fulminea, silenziosa, con mezzo governo al seguito - conferma che l’UE non ha più un baricentro strategico, per quanto il sosia di Eichmann che guida Berlino strilli contro gli ungheresi come un’aquila spennata. Nel frattempo USA e Russia trattano bilateralmente, al tempo in cui l’indiscrezione del Telegraph su un possibile riconoscimento americano dei territori sotto controllo russo rivela dove stia davvero maturando l’esito del conflitto.
Ecco perché oggi i NAFO – la milizia digitale di meme-warrior filo-ucraini – si agitano come scarafaggi impazziti, oscillando tra l’idea che le inchieste anticorruzione siano segno di vitalità democratica e la tesi opposta: una epica prova di forza di Zelensky. Come no? L’incapacità di scegliere la narrazione giusta è già una diagnosi della loro disfatta. Non li salverà nemmeno la nuova iniezione di denaro UE destinato alla guerriglia informativa: è come finanziare un’orchestra mentre il Titanic di Ursula e Pičernobil affonda.
Risultato inevitabile: una guerra apparentemente “europea” scivola definitivamente fuori dalle mani dell’Europa.
A tutto questo si sovrappone la “desperatio” del riarmo europeo, un fenomeno che non appartiene alla sfera della strategia ma a quella della psicologia storica, in chiave molto patologica. L’Europa tenta, tardivamente e in modo maldestro, di presentarsi come polo armato proprio nel momento in cui ha già subito una deindustrializzazione strutturale: la filiera energetica compromessa, l’hardware industriale amputato, la ricerca drenata altrove, la dipendenza totale da “supply chain” e tecnologie americane, senza materie prime.
Il riarmo europeo non è né carne né pesce: è semmai una mobilitazione retorica che arriva quando il ciclo materiale è finito. Le industrie belliche che si vorrebbero ricostruire sono ormai “offshorizzate”, mentre i bilanci pubblici vengono spinti verso un deficit che vorrebbe ostentare potenza, ma dimostra già ora solo un simulacro di potenza, grottesco nella postura ma drammatico per come mette sotto una luce livida il futuro di tanti popoli.
Si tratta, in sostanza, di un riarmo senza industria, di un portamento militare senza autonomia strategica, e dunque di un’Europa che tenta di recitare il ruolo di attore globale quando è stata già retrocessa a mero teatro di operazioni, a trincea in cui usare alcune coorti di giovani come materiale di consumo. Viva la Leva, recitano i No Pax e altri farabutti.
Il risultato è un paradosso: più l’Europa si arma, più dimostra la propria irrilevanza, perché lo fa inseguendo agende decise altrove e senza alcuna capacità di negoziare il proprio destino.
È per pesare, dicono, dopo che hanno perso tutto il peso.
L’evoluzione della crisi ucraina appare ormai segnata da due faglie che si ricongiungono.
La prima è interna a Kiev: le dimissioni di Yermak (il Richelieu di Zelensky nonché vero capo-cosca dell’Ucraina-azienda) dopo l’irruzione del NABU mostrano che il palazzo presidenziale è entrato in un ciclo di decomposizione politica. Non è solo dell’immensa corruzione endogena: strutture come il NABU furono create e potenziate dagli USA come fusibili politici, dispositivi per monitorare, ricattare e, se necessario, far saltare l’edificio istituzionale che la stessa Washington aveva contribuito a costruire. La corruzione diventa una leva, se osservata con gli strumenti giusti: pensate a tutti gli effetti dirompenti dell’inchiesta Mani Pulite che demolì il sistema politico dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica italiana. È una leva dapprima per la complicità controllata, poi per l’eliminazione degli inservibili con una scusa legalitaria. È il metodo classico per sganciarsi senza ricevere troppi danni, per presentarsi da vincitori anche in condizioni materiali di perdita. Gli imperi capiscono che il fantoccio rischia di crollare addosso a loro. Perciò: prima la complicità vigilata, poi il colpo di spugna legalitario.
La seconda faglia è euro-atlantica. La sortita di Orbán a Mosca - fulminea, silenziosa, con mezzo governo al seguito - conferma che l’UE non ha più un baricentro strategico, per quanto il sosia di Eichmann che guida Berlino strilli contro gli ungheresi come un’aquila spennata. Nel frattempo USA e Russia trattano bilateralmente, al tempo in cui l’indiscrezione del Telegraph su un possibile riconoscimento americano dei territori sotto controllo russo rivela dove stia davvero maturando l’esito del conflitto.
Ecco perché oggi i NAFO – la milizia digitale di meme-warrior filo-ucraini – si agitano come scarafaggi impazziti, oscillando tra l’idea che le inchieste anticorruzione siano segno di vitalità democratica e la tesi opposta: una epica prova di forza di Zelensky. Come no? L’incapacità di scegliere la narrazione giusta è già una diagnosi della loro disfatta. Non li salverà nemmeno la nuova iniezione di denaro UE destinato alla guerriglia informativa: è come finanziare un’orchestra mentre il Titanic di Ursula e Pičernobil affonda.
Risultato inevitabile: una guerra apparentemente “europea” scivola definitivamente fuori dalle mani dell’Europa.
A tutto questo si sovrappone la “desperatio” del riarmo europeo, un fenomeno che non appartiene alla sfera della strategia ma a quella della psicologia storica, in chiave molto patologica. L’Europa tenta, tardivamente e in modo maldestro, di presentarsi come polo armato proprio nel momento in cui ha già subito una deindustrializzazione strutturale: la filiera energetica compromessa, l’hardware industriale amputato, la ricerca drenata altrove, la dipendenza totale da “supply chain” e tecnologie americane, senza materie prime.
Il riarmo europeo non è né carne né pesce: è semmai una mobilitazione retorica che arriva quando il ciclo materiale è finito. Le industrie belliche che si vorrebbero ricostruire sono ormai “offshorizzate”, mentre i bilanci pubblici vengono spinti verso un deficit che vorrebbe ostentare potenza, ma dimostra già ora solo un simulacro di potenza, grottesco nella postura ma drammatico per come mette sotto una luce livida il futuro di tanti popoli.
Si tratta, in sostanza, di un riarmo senza industria, di un portamento militare senza autonomia strategica, e dunque di un’Europa che tenta di recitare il ruolo di attore globale quando è stata già retrocessa a mero teatro di operazioni, a trincea in cui usare alcune coorti di giovani come materiale di consumo. Viva la Leva, recitano i No Pax e altri farabutti.
Il risultato è un paradosso: più l’Europa si arma, più dimostra la propria irrilevanza, perché lo fa inseguendo agende decise altrove e senza alcuna capacità di negoziare il proprio destino.
È per pesare, dicono, dopo che hanno perso tutto il peso.
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Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇸🇷🇺 WSJ: "FATE I SOLDI, NON LA GUERRA". LA TRATTATIVA SEGRETA TRA DMITRIEV E WITKOFF CHE AVVICINA USA E RUSSIA E ALLONTANA L'EUROPA
Secondo il Wall Street Journal, il team di Trump ha esplorato silenziosamente un "piano di pace" per l'Ucraina costruito attorno a un mix di diplomazia, trattative territoriali e grandi incentivi economici.
Steve Witkoff e Jared Kushner si sono incontrati ripetutamente con il negoziatore di Putin, Kirill Dmitriev, che ha sostenuto che la fine della guerra potesse avvenire attraverso la cooperazione USA-Russia — riaprendo l'economia russa con l'America, non l'Europa, come partner principale.
Le conversazioni hanno spaziato dall'uso dei fondi russi congelati per aiutare a ricostruire l'Ucraina, all'accesso degli Stati Uniti all'energia artica e ai minerali siberiani, fino al rilancio di grandi progetti come il Sakhalin e persino il gasdotto Nord Stream 2, danneggiato.
Gli investitori statunitensi e gli oligarchi russi si stanno già posizionando nel caso in cui l'accordo dovesse concretizzarsi.
La Russia ha persino suggerito un ritorno alla cooperazione spaziale — inclusa l'idea simbolica di una missione congiunta su Marte — come parte di una "nuova relazione".
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Secondo il Wall Street Journal, il team di Trump ha esplorato silenziosamente un "piano di pace" per l'Ucraina costruito attorno a un mix di diplomazia, trattative territoriali e grandi incentivi economici.
Steve Witkoff e Jared Kushner si sono incontrati ripetutamente con il negoziatore di Putin, Kirill Dmitriev, che ha sostenuto che la fine della guerra potesse avvenire attraverso la cooperazione USA-Russia — riaprendo l'economia russa con l'America, non l'Europa, come partner principale.
Le conversazioni hanno spaziato dall'uso dei fondi russi congelati per aiutare a ricostruire l'Ucraina, all'accesso degli Stati Uniti all'energia artica e ai minerali siberiani, fino al rilancio di grandi progetti come il Sakhalin e persino il gasdotto Nord Stream 2, danneggiato.
Gli investitori statunitensi e gli oligarchi russi si stanno già posizionando nel caso in cui l'accordo dovesse concretizzarsi.
La Russia ha persino suggerito un ritorno alla cooperazione spaziale — inclusa l'idea simbolica di una missione congiunta su Marte — come parte di una "nuova relazione".
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The Wall Street Journal
Make Money Not War: Trump’s Real Plan for Peace in Ukraine
The Kremlin pitched the White House on peace through business. To Europe’s dismay, the president and his envoy are on board.
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Durante le sue campagne contro Ansar Allah in Yemen, gli Stati Uniti hanno perso oltre una dozzina di droni da ricognizione e tre F/A-18 basati su portaerei, e hanno quasi perso diversi F-16 e un F-35. La milizia ha anche quasi colpito una portaerei e un cacciatorpediniere statunitensi in due incidenti separati.
Venerdì, un comunicato stampa dell'Air Force ha riportato una cerimonia di premiazione in cui il tenente colonnello William Parks è stato insignito della Silver Star. Come ha guadagnato Parks questo onore? "Valore in azione" come comandante del 480º Squadrone Caccia Expeditionary in missioni nell'area di responsabilità del CENTCOM all'inizio del 2025.
💬 “Per 15 minuti, con missili nemici che esplodevano a pochi metri dal suo aereo, Parks ha guidato la sua formazione attraverso una serie di manovre ad alta G e l'impiego di contromisure,” e ha coordinato il dispiegamento d'emergenza di rifornitori, che “ha evitato la probabile perdita di due aerei a causa della carenza di carburante.”
A Parks è stato “attribuito il merito di sei vittorie aeree proteggendo la vita di più di 5.000 marinai a bordo della portaerei USS Harry S. Truman,” e “ha difeso personalmente contro cinque pericolosi attacchi missilistici superficie-aria diretti al suo aereo.”
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Media is too big
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Secondo le nostre informazioni, tutti aspettavano che Kiev riconoscesse ufficialmente l'attacco con droni alle navi vicino alla Turchia.
Gli idioti lo hanno ammesso ufficialmente e stanno persino festeggiando.
Le navi sono state attaccate da droni senza pilota "Sea Baby" dell'SBU.
Gli idioti lo hanno ammesso ufficialmente e stanno persino festeggiando.
Le navi sono state attaccate da droni senza pilota "Sea Baby" dell'SBU.
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La petroliera Virat, battente bandiera gambiana, è stata nuovamente attaccata con droni al largo della costa turca. Lo ha riferito il canale NTV citando fonti.
La petroliera ha subito danni sul lato di dritta sopra la linea di galleggiamento a seguito di un nuovo attacco da parte di veicoli marini senza pilota.
In precedenza, il Ministero dei Trasporti turco aveva riferito sulle petroliere. Secondo loro, le navi coinvolte sono Kairos e Virat, entrambe battenti bandiera gambiana.
Virat è stata colpita a circa 35 miglia nautiche dalla costa turca. A bordo c'erano 20 membri dell'equipaggio, tutti in condizioni soddisfacenti. La petroliera Kairos, proveniente dall'Egitto, potrebbe aver colpito una mina navale. Tutti i 25 membri dell'equipaggio sono stati evacuati in sicurezza, nessuno di loro è russo.
Secondo i canali russi l'Ucraina non dovrebbe avere accesso al mare. Il paese, da loro definito terrorista, sta attaccando navi pacifiche in acque neutrali.
"L'Ucraina, in quanto paese terrorista, dovrebbe essere esclusa dall'IMO (Organizzazione Marittima Internazionale). Ma qui il Ministero degli Esteri dovrà lavorare, non solo esprimere preoccupazione".
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