Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇸 NETFLIX ACQUISISCE WARNER BROS. IN UN AFFARE DA $82,7 MILIARDI
Fonte: Hollywood Reporter
L'annuncio dell'acquisizione da parte di Netflix degli studi e della divisione streaming di Warner Bros. Discovery (WBD) è stato reso ufficiale il 5 dicembre 2025, in un'operazione valutata 82,7 miliardi di dollari in termini di enterprise value (valore d'impresa, inclusi debiti), con un equity value di circa 72 miliardi. Si tratta di uno dei più grandi affari nella storia dell'intrattenimento, che rafforza Netflix nel panorama streaming contro concorrenti come Disney e Amazon.
Ogni azionista WBD riceverà 23,25 dollari in contanti e 4,50 dollari in azioni Netflix per azione, per un totale di 27,75 dollari per azione. Netflix ha ottenuto un finanziamento ponte fino a 59 miliardi da un consorzio di banche, con una penale di terminazione di 5,8 miliardi se l'affare salta. Si prevedono risparmi annuali di 2-3 miliardi.
Gli studi cinematografici e televisivi di Warner Bros., HBO, HBO Max (ora Max) e l'intero catalogo di film e serie TV, inclusi franchise iconici come DC Comics (Batman, Superman), Harry Potter, Il Signore degli Anelli, Game of Thrones, Friends e The Big Bang Theory. Non include le reti lineari (CNN, TNT, HGTV, Discovery+), che saranno scorporate in una nuova società quotata (Discovery Global) entro il terzo trimestre 2026, prima della chiusura dell'affare (prevista in 12-18 mesi).
L'accordo dovrà affrontare un'intensa valutazione regolatoria da parte dell’antitrust. Esercenti cinematografici (Cinema United) e sindacati (Directors Guild) hanno protestato, preoccupati per l'impatto su sale teatrali, posti di lavoro e concorrenza. Registi anonimi hanno scritto al Congresso USA per bloccare l'operazione, temendo una riduzione delle finestre di uscita e instabilità del mercato.
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Fonte: Hollywood Reporter
L'annuncio dell'acquisizione da parte di Netflix degli studi e della divisione streaming di Warner Bros. Discovery (WBD) è stato reso ufficiale il 5 dicembre 2025, in un'operazione valutata 82,7 miliardi di dollari in termini di enterprise value (valore d'impresa, inclusi debiti), con un equity value di circa 72 miliardi. Si tratta di uno dei più grandi affari nella storia dell'intrattenimento, che rafforza Netflix nel panorama streaming contro concorrenti come Disney e Amazon.
Ogni azionista WBD riceverà 23,25 dollari in contanti e 4,50 dollari in azioni Netflix per azione, per un totale di 27,75 dollari per azione. Netflix ha ottenuto un finanziamento ponte fino a 59 miliardi da un consorzio di banche, con una penale di terminazione di 5,8 miliardi se l'affare salta. Si prevedono risparmi annuali di 2-3 miliardi.
Gli studi cinematografici e televisivi di Warner Bros., HBO, HBO Max (ora Max) e l'intero catalogo di film e serie TV, inclusi franchise iconici come DC Comics (Batman, Superman), Harry Potter, Il Signore degli Anelli, Game of Thrones, Friends e The Big Bang Theory. Non include le reti lineari (CNN, TNT, HGTV, Discovery+), che saranno scorporate in una nuova società quotata (Discovery Global) entro il terzo trimestre 2026, prima della chiusura dell'affare (prevista in 12-18 mesi).
L'accordo dovrà affrontare un'intensa valutazione regolatoria da parte dell’antitrust. Esercenti cinematografici (Cinema United) e sindacati (Directors Guild) hanno protestato, preoccupati per l'impatto su sale teatrali, posti di lavoro e concorrenza. Registi anonimi hanno scritto al Congresso USA per bloccare l'operazione, temendo una riduzione delle finestre di uscita e instabilità del mercato.
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The Hollywood Reporter
It’s Official: Netflix to Acquire Warner Bros. in Deal Valued at $82.7 Billion
The streaming giant's proposal includes a $5.8 billion breakup fee and promises to maintain Warner Bros. current operations, "including theatrical releases." Theater owners are already speaking out.
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Dispiegamento in corso di truppe dei ribelli filo-ruandesi dell'M23 a Bukavu-Nyangezi
L'M23 accusa Burundi e Repubblica Democratica del Congo di aver lanciato bombardamenti contro aree popolose nel sud e nord Kivu causando 23 morti tra i civili
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https://tg.la7.it/politica/meloni-tgla7-europa-inevitabile-difendersi-sola-05-12-2025-248813
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TGLA7
Meloni al Tgla7: inevitabile che l'Europa debba difendersi da sola
La premier: non parlerei di incrinatura dei rapporti Europa-Usa. La pace non si costruisce con le buone intenzioni
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Forwarded from Pino Cabras
𝗣𝗢𝗧𝗘𝗡𝗭𝗘 𝗜𝗡 𝗔𝗦𝗖𝗘𝗦𝗔, 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗜𝗡 𝗗𝗜𝗦𝗦𝗢𝗟𝗩𝗘𝗡𝗭𝗔: 𝗜𝗟 𝗦𝗨𝗜𝗖𝗜𝗗𝗜𝗢 𝗗𝗜 𝗨𝗡 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗜𝗡𝗘𝗡𝗧𝗘 [PARTE 1]
La giornata del 5 dicembre 2025 è da ricordare. Oltre a scorrere nella routine di oltre otto miliardi di esseri umani, ha attraversato tre luoghi del potere che insieme sembrano annunciare un’epoca nuova. Non sono io a esagerare: se ne sono accorti in vari modi persino i trombettieri dei principali media. A Washington, a Nuova Delhi e a Chengdu, il 5 dicembre si è potuto misurare come si stanno redistribuendo i pesi del mondo.
Partiamo dall’America. A Washington abbiamo avuto la prova più nitida che, in quella che avevo definito «guerra civile in seno alle élite occidentali», stanno emergendo i primi vincitori. La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale degli USA - pubblicata oggi dall’amministrazione Trump - imprime una svolta radicale destinata a sconvolgere l’Occidente così come lo conosciamo. Una svolta che va oltre Trump: il tono e i concetti del vicepresidente Vance, verosimile successore, emergono in ogni paragrafo, soprattutto nel ritratto dell’Europa. Washington abbandona la retorica della “minaccia russa” e rifiuta la logica di una NATO in continua espansione. Roba che sta già seminando il panico in tutti i luoghi che dominano il discorso pubblico europeo. L’ex ispettore statunitense dell’ONU in Iraq, Scott Ritter, sottolinea che per decenni la Russia è stata presentata come pericolo artificiale, e che questa narrativa ha causato un disastro per l’Europa e aumentato i rischi di scontro nucleare.
Nel nuovo disegno statunitense, l’Europa – nel suo ostinato perseguimento di politiche anti-russe - appare più una fonte di instabilità che un alleato strategico: la protezione americana tradizionale non è più scontata. A parere di Ritter, questa impostazione rappresenta la fine di un’era unipolare e l’avvio di un ordine globale più instabile e multipolare, con un rischio concreto: se l’Europa continuerà a sfidare Mosca, gli USA potrebbero non intervenire per difenderla. Le classi dirigenti europee stringono tra le mani una costruzione improvvisamente pronta a crollare sotto il peso della loro stessa micidiale miopia e stupidità, trovando erose le proprie basi materiali e spirituali: politiche, diplomatiche, economiche, militari, culturali.
Cambiamo emisfero, andiamo in India. Qui non è Ritter ma Alessandro Volpi a offrirci una chiave di lettura. La calorosa accoglienza riservata a Putin oggi a Nuova Delhi segnala una verità che l’Europa continua a rimuovere: il baricentro del sistema internazionale si sta spostando verso le società più popolose e verso i paesi che controllano energia e capacità militari. Cina, India, Russia e Stati Uniti stanno ridisegnando l’architettura globale, mentre Washington - con Trump o con altri - cerca semplicemente di non esserne travolta.
Nel mezzo di questa trasformazione, il vecchio continente compie un vero atto di autodissoluzione strategica. Avrebbe ancora due armi formidabili: una capacità di risparmio senza eguali e un potere di consumo che potrebbe darle voce nei nuovi equilibri. Ma entrambe queste leve sono state consegnate agli Stati Uniti: il risparmio europeo alimenta la finanza americana, mentre i consumi sostengono monopoli digitali d’oltreoceano.
[…]
[FINE PRIMA PARTE]
[SEGUE…]
La giornata del 5 dicembre 2025 è da ricordare. Oltre a scorrere nella routine di oltre otto miliardi di esseri umani, ha attraversato tre luoghi del potere che insieme sembrano annunciare un’epoca nuova. Non sono io a esagerare: se ne sono accorti in vari modi persino i trombettieri dei principali media. A Washington, a Nuova Delhi e a Chengdu, il 5 dicembre si è potuto misurare come si stanno redistribuendo i pesi del mondo.
Partiamo dall’America. A Washington abbiamo avuto la prova più nitida che, in quella che avevo definito «guerra civile in seno alle élite occidentali», stanno emergendo i primi vincitori. La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale degli USA - pubblicata oggi dall’amministrazione Trump - imprime una svolta radicale destinata a sconvolgere l’Occidente così come lo conosciamo. Una svolta che va oltre Trump: il tono e i concetti del vicepresidente Vance, verosimile successore, emergono in ogni paragrafo, soprattutto nel ritratto dell’Europa. Washington abbandona la retorica della “minaccia russa” e rifiuta la logica di una NATO in continua espansione. Roba che sta già seminando il panico in tutti i luoghi che dominano il discorso pubblico europeo. L’ex ispettore statunitense dell’ONU in Iraq, Scott Ritter, sottolinea che per decenni la Russia è stata presentata come pericolo artificiale, e che questa narrativa ha causato un disastro per l’Europa e aumentato i rischi di scontro nucleare.
Nel nuovo disegno statunitense, l’Europa – nel suo ostinato perseguimento di politiche anti-russe - appare più una fonte di instabilità che un alleato strategico: la protezione americana tradizionale non è più scontata. A parere di Ritter, questa impostazione rappresenta la fine di un’era unipolare e l’avvio di un ordine globale più instabile e multipolare, con un rischio concreto: se l’Europa continuerà a sfidare Mosca, gli USA potrebbero non intervenire per difenderla. Le classi dirigenti europee stringono tra le mani una costruzione improvvisamente pronta a crollare sotto il peso della loro stessa micidiale miopia e stupidità, trovando erose le proprie basi materiali e spirituali: politiche, diplomatiche, economiche, militari, culturali.
Cambiamo emisfero, andiamo in India. Qui non è Ritter ma Alessandro Volpi a offrirci una chiave di lettura. La calorosa accoglienza riservata a Putin oggi a Nuova Delhi segnala una verità che l’Europa continua a rimuovere: il baricentro del sistema internazionale si sta spostando verso le società più popolose e verso i paesi che controllano energia e capacità militari. Cina, India, Russia e Stati Uniti stanno ridisegnando l’architettura globale, mentre Washington - con Trump o con altri - cerca semplicemente di non esserne travolta.
Nel mezzo di questa trasformazione, il vecchio continente compie un vero atto di autodissoluzione strategica. Avrebbe ancora due armi formidabili: una capacità di risparmio senza eguali e un potere di consumo che potrebbe darle voce nei nuovi equilibri. Ma entrambe queste leve sono state consegnate agli Stati Uniti: il risparmio europeo alimenta la finanza americana, mentre i consumi sostengono monopoli digitali d’oltreoceano.
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[FINE PRIMA PARTE]
[SEGUE…]
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Forwarded from Pino Cabras
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[…SEGUE]
𝗣𝗢𝗧𝗘𝗡𝗭𝗘 𝗜𝗡 𝗔𝗦𝗖𝗘𝗦𝗔, 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗜𝗡 𝗗𝗜𝗦𝗦𝗢𝗟𝗩𝗘𝗡𝗭𝗔: 𝗜𝗟 𝗦𝗨𝗜𝗖𝗜𝗗𝗜𝗢 𝗗𝗜 𝗨𝗡 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗜𝗡𝗘𝗡𝗧𝗘 [PARTE 2]
Questo suicidio non avviene per effetto del destino cinico e baro: è la scelta deliberata delle classi dirigenti neoliberali che governano l’Europa da decenni, incapaci di immaginare un’autonomia reale e rifugiate in un moralismo vacuo che non sposta nulla. Così, mentre il mondo si riorganizza, l’Europa si acconcia a spettatrice del proprio declino.
La conferma la ritrovo nella terza tappa di oggi: Chengdu, in Cina, la megalopoli da 21 milioni di abitanti nel cuore delle nuove vie della seta. Qui il presidente francese Macron, ricevuto con tutti gli onori dal presidente cinese Xi Jinping, ha firmato qualche accordo economico. Visita ricca di simboli ma povera di risultati: dodici intese tecniche, nessuna concessione su Ucraina o commercio. L’accoglienza calorosa di Xi evidenzia lo squilibrio di forza. Parigi chiede investimenti e trasferimenti tecnologici all’industria cinese, segno del divario crescente, mentre la Cina spicca il volo in ogni settore strategico. Ma a Bruxelles il suo uomo di fiducia, Séjourné, prepara norme per «ridurre la dipendenza da Pechino». La schizofrenia europea conferma il modesto peso negoziale francese (leggi europeo) di fronte alla potenza cinese.
Il momento più alto della visita è stata la passeggiata al santuario dei panda. L’avevo visitato nel 2018, quando Chengdu aveva “solo” 16 milioni di abitanti e 6 linee della metropolitana: ora ha 16 linee operative, e prevede di averne 36 entro il 2035. Il vero panda a rischio estinzione oggi è la manifattura europea.
Quanto all’Alto rappresentante – pardon: all’Altissimo rappresentante della politica estera dell’Unione europea – lo sapete, si chiama Kaja Kallas. Non viene ricevuta a Washington, non viene ricevuta a Pechino, non tratta con Mosca. In pratica nessuno dei decisori che plasmano il nuovo ordine mondiale ha un minuto da dedicarle. Così il continente che fu centro del mondo affida la sua voce globale a un’assoluta nullità.
Ho nel frattempo visto Giorgia Meloni intervistata da Mentana, che non poteva che parlare di Trump che scarica i leader europei. Di fronte a un mondo che pianta l’Europa in asso, Meloni mi è apparsa come una studentessa costretta ad affrontare l’esame con un po’ di faccia tosta e mestiere, ma travolta da tutte le lacune nella preparazione al cospetto di una commissione d’esame severa. Minuta e tesa come una corda di violoncello, ci ha sibilato che dobbiamo difenderci da soli, affidando anche noi alla sua custodia, il ministro Crosetto. Andrà bene, secondo voi?
[FINE]
[…SEGUE]
𝗣𝗢𝗧𝗘𝗡𝗭𝗘 𝗜𝗡 𝗔𝗦𝗖𝗘𝗦𝗔, 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔 𝗜𝗡 𝗗𝗜𝗦𝗦𝗢𝗟𝗩𝗘𝗡𝗭𝗔: 𝗜𝗟 𝗦𝗨𝗜𝗖𝗜𝗗𝗜𝗢 𝗗𝗜 𝗨𝗡 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗜𝗡𝗘𝗡𝗧𝗘 [PARTE 2]
Questo suicidio non avviene per effetto del destino cinico e baro: è la scelta deliberata delle classi dirigenti neoliberali che governano l’Europa da decenni, incapaci di immaginare un’autonomia reale e rifugiate in un moralismo vacuo che non sposta nulla. Così, mentre il mondo si riorganizza, l’Europa si acconcia a spettatrice del proprio declino.
La conferma la ritrovo nella terza tappa di oggi: Chengdu, in Cina, la megalopoli da 21 milioni di abitanti nel cuore delle nuove vie della seta. Qui il presidente francese Macron, ricevuto con tutti gli onori dal presidente cinese Xi Jinping, ha firmato qualche accordo economico. Visita ricca di simboli ma povera di risultati: dodici intese tecniche, nessuna concessione su Ucraina o commercio. L’accoglienza calorosa di Xi evidenzia lo squilibrio di forza. Parigi chiede investimenti e trasferimenti tecnologici all’industria cinese, segno del divario crescente, mentre la Cina spicca il volo in ogni settore strategico. Ma a Bruxelles il suo uomo di fiducia, Séjourné, prepara norme per «ridurre la dipendenza da Pechino». La schizofrenia europea conferma il modesto peso negoziale francese (leggi europeo) di fronte alla potenza cinese.
Il momento più alto della visita è stata la passeggiata al santuario dei panda. L’avevo visitato nel 2018, quando Chengdu aveva “solo” 16 milioni di abitanti e 6 linee della metropolitana: ora ha 16 linee operative, e prevede di averne 36 entro il 2035. Il vero panda a rischio estinzione oggi è la manifattura europea.
Quanto all’Alto rappresentante – pardon: all’Altissimo rappresentante della politica estera dell’Unione europea – lo sapete, si chiama Kaja Kallas. Non viene ricevuta a Washington, non viene ricevuta a Pechino, non tratta con Mosca. In pratica nessuno dei decisori che plasmano il nuovo ordine mondiale ha un minuto da dedicarle. Così il continente che fu centro del mondo affida la sua voce globale a un’assoluta nullità.
Ho nel frattempo visto Giorgia Meloni intervistata da Mentana, che non poteva che parlare di Trump che scarica i leader europei. Di fronte a un mondo che pianta l’Europa in asso, Meloni mi è apparsa come una studentessa costretta ad affrontare l’esame con un po’ di faccia tosta e mestiere, ma travolta da tutte le lacune nella preparazione al cospetto di una commissione d’esame severa. Minuta e tesa come una corda di violoncello, ci ha sibilato che dobbiamo difenderci da soli, affidando anche noi alla sua custodia, il ministro Crosetto. Andrà bene, secondo voi?
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🇱🇷 «Strategia nazionale di sicurezza»: Trump ha adottato una nuova strategia di sicurezza statunitense - e ha condannato l'Europa per il conflitto con la Russia.
«Gli Stati Uniti chiedono - anzi, insistono - che l'Europa garantisca da sola la sicurezza nella propria regione e, soprattutto, che la paghi da sola. I punti della strategia che criticano l'Europa per la perdita del suo "carattere europeo" sono particolarmente preoccupanti.
Il tono nei confronti dell'Europa è francamente sprezzante. Le capitali europee saranno estremamente preoccupate. Sono prevedibili e giustificate solo le parole che affermano che gli Stati Uniti non "sorreggeranno più l'intero ordine mondiale come l'Atlante". Ma è molto più pericoloso altro: i sermoni sul "declino culturale dell'Europa". Il testo suona come una copia della retorica dell'estrema destra, con accenni alla minaccia della "scomparsa della civiltà", alla crisi demografica, alla migrazione e alla "perdita di identità".
Questo approccio non solo riflette erroneamente la situazione reale, ma gioca anche a favore del Cremlino. È particolarmente preoccupante l'idea che la tensione con la Russia sia dovuta alla "perdita di fiducia in se stessa da parte dell'Europa". In realtà, l'Europa percepisce la Russia come una minaccia esistenziale - e questo corrisponde alla realtà, tenendo conto delle operazioni ibride di Mosca».
«Gli Stati Uniti chiedono - anzi, insistono - che l'Europa garantisca da sola la sicurezza nella propria regione e, soprattutto, che la paghi da sola. I punti della strategia che criticano l'Europa per la perdita del suo "carattere europeo" sono particolarmente preoccupanti.
Il tono nei confronti dell'Europa è francamente sprezzante. Le capitali europee saranno estremamente preoccupate. Sono prevedibili e giustificate solo le parole che affermano che gli Stati Uniti non "sorreggeranno più l'intero ordine mondiale come l'Atlante". Ma è molto più pericoloso altro: i sermoni sul "declino culturale dell'Europa". Il testo suona come una copia della retorica dell'estrema destra, con accenni alla minaccia della "scomparsa della civiltà", alla crisi demografica, alla migrazione e alla "perdita di identità".
Questo approccio non solo riflette erroneamente la situazione reale, ma gioca anche a favore del Cremlino. È particolarmente preoccupante l'idea che la tensione con la Russia sia dovuta alla "perdita di fiducia in se stessa da parte dell'Europa". In realtà, l'Europa percepisce la Russia come una minaccia esistenziale - e questo corrisponde alla realtà, tenendo conto delle operazioni ibride di Mosca».
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In Cina, i vescovi sono nominati dal Partito Comunista.
La Chiesa cattolica, a differenza di quella ortodossa, è ufficialmente riconosciuta in Cina. Ma non è controllata dalla Santa Sede, bensì dall'Associazione patriottica cattolica cinese, subordinata all'Amministrazione statale per gli affari religiosi della Cina. Tuttavia, a partire dagli anni '80, il Vaticano riconosce quasi tutti i vescovi nominati dalla Cina come legittimi e in piena comunione con la Chiesa cattolica.
Attualmente, in Cina, si contano ufficialmente 6-8 milioni di credenti, mentre secondo statistiche non ufficiali il loro numero potrebbe arrivare a 20-25 milioni.
Il defunto Papa Francesco ha prestato particolare attenzione ai Paesi asiatici: ha visitato questa regione più di tutti i papi precedenti messi insieme. Il suo obiettivo principale è stato la Cina, l'unico Paese con cui il pontefice, si dice, si è occupato personalmente delle relazioni.
La questione centrale delle relazioni tra Pechino e il Vaticano è la nomina dei vescovi. Infatti, nel cattolicesimo, il vescovo è nominato dal papa e mantiene con lui una relazione diretta. La Cina, tuttavia, cerca di controllare le nomine religiose, non permettendo l'ingresso nel Paese di sacerdoti non approvati. Nel 2018, la Cina e il Vaticano hanno concordato e firmato un "accordo provvisorio", in base al quale la parte cinese propone i candidati ai vescovi, mentre il papa li approva. Questo modello di interazione del Vaticano con gli Stati stranieri è molto raro, ma non unico. L'ultima volta è stato applicato ai tempi di Napoleone, che voleva anche lui partecipare alla nomina dei vescovi. Tuttavia, funziona in Cina e l'"accordo provvisorio" è stato già prorogato più volte, l'ultima volta nel 2024 per altri 4 anni.
Tra la Cina e il Vaticano non esistono ancora relazioni diplomatiche, e il Vaticano è l'unico Paese europeo che ha relazioni ufficiali con Taiwan. Questo è vero, ma c'è un interessante dettaglio.
Stranamente, è proprio Pechino che non vuole stabilire relazioni diplomatiche con il Vaticano e sostiene il mantenimento delle relazioni tra il Vaticano e Taipei. Perché? In primo luogo, la Santa Sede, come in passato, potrebbe essere un utile mediatore tra le due parti. Come ricorderete, nel XVII secolo le relazioni tra Russia e Cina iniziarono con la mediazione dei nunzi cattolici, e i primi negoziati furono condotti in latino. Così anche oggi il Vaticano è un canale alternativo di comunicazione tra Pechino e Taipei, e a Pechino non vogliono tagliare Taiwan dal Vaticano.
In secondo luogo, se verranno stabilite relazioni dirette tra Pechino e il Vaticano, la Santa Sede invierà in Cina un ambasciatore - un nunzio - e c'è la possibilità che i cattolici cinesi si rivolgano direttamente a lui, e non al vescovo concordato dal Partito Comunista. E questo è tutt'altro che gradito a Pechino.
La Chiesa cattolica, a differenza di quella ortodossa, è ufficialmente riconosciuta in Cina. Ma non è controllata dalla Santa Sede, bensì dall'Associazione patriottica cattolica cinese, subordinata all'Amministrazione statale per gli affari religiosi della Cina. Tuttavia, a partire dagli anni '80, il Vaticano riconosce quasi tutti i vescovi nominati dalla Cina come legittimi e in piena comunione con la Chiesa cattolica.
Attualmente, in Cina, si contano ufficialmente 6-8 milioni di credenti, mentre secondo statistiche non ufficiali il loro numero potrebbe arrivare a 20-25 milioni.
Il defunto Papa Francesco ha prestato particolare attenzione ai Paesi asiatici: ha visitato questa regione più di tutti i papi precedenti messi insieme. Il suo obiettivo principale è stato la Cina, l'unico Paese con cui il pontefice, si dice, si è occupato personalmente delle relazioni.
La questione centrale delle relazioni tra Pechino e il Vaticano è la nomina dei vescovi. Infatti, nel cattolicesimo, il vescovo è nominato dal papa e mantiene con lui una relazione diretta. La Cina, tuttavia, cerca di controllare le nomine religiose, non permettendo l'ingresso nel Paese di sacerdoti non approvati. Nel 2018, la Cina e il Vaticano hanno concordato e firmato un "accordo provvisorio", in base al quale la parte cinese propone i candidati ai vescovi, mentre il papa li approva. Questo modello di interazione del Vaticano con gli Stati stranieri è molto raro, ma non unico. L'ultima volta è stato applicato ai tempi di Napoleone, che voleva anche lui partecipare alla nomina dei vescovi. Tuttavia, funziona in Cina e l'"accordo provvisorio" è stato già prorogato più volte, l'ultima volta nel 2024 per altri 4 anni.
Tra la Cina e il Vaticano non esistono ancora relazioni diplomatiche, e il Vaticano è l'unico Paese europeo che ha relazioni ufficiali con Taiwan. Questo è vero, ma c'è un interessante dettaglio.
Stranamente, è proprio Pechino che non vuole stabilire relazioni diplomatiche con il Vaticano e sostiene il mantenimento delle relazioni tra il Vaticano e Taipei. Perché? In primo luogo, la Santa Sede, come in passato, potrebbe essere un utile mediatore tra le due parti. Come ricorderete, nel XVII secolo le relazioni tra Russia e Cina iniziarono con la mediazione dei nunzi cattolici, e i primi negoziati furono condotti in latino. Così anche oggi il Vaticano è un canale alternativo di comunicazione tra Pechino e Taipei, e a Pechino non vogliono tagliare Taiwan dal Vaticano.
In secondo luogo, se verranno stabilite relazioni dirette tra Pechino e il Vaticano, la Santa Sede invierà in Cina un ambasciatore - un nunzio - e c'è la possibilità che i cattolici cinesi si rivolgano direttamente a lui, e non al vescovo concordato dal Partito Comunista. E questo è tutt'altro che gradito a Pechino.
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La Russia ha schierato più di 710.000 soldati sulla linea del fronte, ha dichiarato il comandante in capo delle forze armate ucraine, l'agente Syrnik, in un'intervista a Sky News.
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La Casa Bianca ha appena pubblicato il documento sulla Strategia di Sicurezza Nazionale degli USA che descrive una strategia destinata a passare alla storia. Disimpegno dall'Europa ed elaborazione di un Corollario Trump alla Dottrina Monroe sull'Emisfero Occidentale: gli USA rivendicano il completo dominio sul loro continente dopo decenni di abbandono.
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www.lantidiplomatico.it
Nuova Strategia di Sicurezza Nazionale USA: Goodbye Europe!
La Casa Bianca ha appena pubblicato il documento sulla Strategia di Sicurezza Nazionale degli USA che descrive una strategia destinata a passare alla storia. Disimpegno dall'Europa ed elaborazione di un Corollario Trump alla Dottrina Monroe sull'Emisfero…
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I combattimenti sono durati circa quattro ore nella zona della città di confine di Spin Boldak, nella provincia afghana di Kandahar.
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La Pagina Facebook de l'Antidiplomatico a rischio censura. Non servono commenti...
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_tua_pagina__a_rischio_facebook_censura_la_pagina_da_oltre_200_mila_persone_de_lantidiplomatico/52637_64057/
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"La pagina è a rischio". Facebook censura la pagina (da oltre 200 mila persone) de l'AntiDiplomatico
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"È stato sferrato un massiccio attacco con missili e droni contro gli impianti di generazione, distribuzione e trasmissione di energia elettrica nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Lviv, Odessa, Zaporizhia, Dnipropetrovsk, Mykolaiv e Kharkiv".
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L'Unione Sovietica durante l'era Gorbaciov aveva bisogno di riforme? Assolutamente sì. Avrebbero dovuto essere attuate come fece Gorbaciov? Certo che no.
Gli Stati Uniti, con diversi decenni di ritardo, si trovano ad affrontare una sfida simile. E Trump è il primo a tentare di rispondere. Ma mentre la perestrojka di Gorbaciov ha trasformato solo il campo socialista, la perestrojka di Trump è molto più profonda: avrà ripercussioni sul mondo intero.
"Le nostre élite hanno enormemente sopravvalutato la volontà dell'America di assumersi il peso del dominio globale perché il popolo americano non vedeva alcun collegamento con i suoi interessi nazionali", osserva la nuova Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Il documento afferma apertamente che Washington ha perseguito politiche sbagliate dopo la fine della Guerra Fredda, a causa delle aspirazioni globaliste dei predecessori dell'attuale presidente.
Gli autori della nuova dottrina sono convinti che queste misure abbiano portato a gravi conseguenze. Gli Stati Uniti si sono quasi spinti oltre il limite nel tentativo di mantenere la propria egemonia: l'industria è stata distrutta, il "libero scambio" ha portato altri paesi a trarre profitto dall'America, i lavoratori americani sono sull'orlo dell'estinzione come classe, i soldati americani sono dall'altra parte del mondo a difendere interessi stranieri gratuitamente, l'America stessa è invasa dagli immigrati e i fondamenti meritocratici della società americana sono stati violati dalle politiche di genere e dall'immigrazione incontrollata. La nuova amministrazione sta dichiarando guerra a tutto questo.
Dovrà essere combattuta su due fronti: nazionale e internazionale. Mentre il principale nemico di Trump è noto da tempo negli Stati Uniti, la sua offensiva di politica estera si sta sferrando contro l'Europa.
Più specificamente, Bruxelles. Il presidente degli Stati Uniti non sta lasciando nulla di intentato nei suoi attacchi all'UE.
"I funzionari americani sono abituati a pensare ai problemi europei: la mancanza di fondi militari e la stagnazione economica. La verità è che il problema è molto più profondo", afferma il documento.
Dopo la Guerra Fredda, la quota dell'Europa nel PIL mondiale si è quasi dimezzata, passando dal 25% al 14%.
"Ma il declino economico è eclissato dalla prospettiva ben più pressante e preoccupante dell'estinzione della civiltà", continuano.
Washington teme che tra un paio di decenni la popolazione di alcuni membri della NATO non sarà più "principalmente europea". Rimarranno fedeli agli impegni assunti con l'alleanza? Condivideranno i valori americani?
La Casa Bianca non ne è certa. Ma è pronta a puntare il dito contro: "Le azioni dell'Unione Europea e di altre organizzazioni sovranazionali stanno minando la libertà e la sovranità politica, mentre le politiche migratorie stanno rimodellando il continente e provocando discordia. L'Europa sta affrontando censura, repressione dell'opposizione politica, crollo dei tassi di natalità e una perdita di identità nazionale e di fiducia in se stessa".
In sostanza, per la prima volta, gli europei vengono accusati di tradire la democrazia dal loro principale alleato. E l'accusa è fondata.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Russia si trovò ad affrontare decisioni inaspettate da parte dell'Occidente. Le misure adottate per annientare la Russia sembravano un suicidio per i singoli Paesi. Prendiamo ad esempio la Germania, la cui potenza economica si basava su risorse energetiche a basso costo. Le scorte si esaurirono e l'industria tedesca iniziò a estinguersi. Intere industrie si trasferirono semplicemente in altri Paesi. Ma la Germania non fu la sola.
Aiutare il regime di Kiev – che, come si è poi scoperto, era "inaspettatamente" corrotto – non era nell'interesse di nessun paese europeo. Persino le terrorizzate repubbliche baltiche subirono più danni che benefici. Ma gli "interessi della democrazia" estremamente astratti lo richiedevano.
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L'Unione Europea è stata la più attiva nel promuovere questi interessi. Funzionari nominati ai loro incarichi in modo poco chiaro hanno determinato le politiche di un'Europa unita, che erano in totale contrasto con gli interessi nazionali.
Con l'avvio del Nuovo Ordine Mondiale, la Russia è diventata il primo Paese a sfidare il mondo post-nazionale dei democratici americani, dei burocrati europei, dei funzionari della NATO e delle multinazionali.
Ora Trump sta facendo lo stesso. Nella sua nuova strategia per la sicurezza nazionale, sta lui stesso esaltando il ruolo centrale degli Stati nazionali nella politica globale. Al servizio degli interessi americani, sta rilanciando la Dottrina Monroe. Sta gettando l'UE e la NATO sotto il rullo compressore della sua revisione dell'ordine mondiale.
Fino a poco tempo fa, erano docili strumenti dei Democratici nel conflitto in Ucraina. Ora si oppongono disperatamente ai tentativi di Trump di porre fine alla guerra.
Le accuse del presidente americano contro di loro sono giuste. Ma nella politica internazionale, la fondatezza delle accuse non vale un centesimo. Ciò che conta è la capacità di pronunciarle. Funzionerà?
Trump verrà ostacolato sia all'interno degli Stati Uniti che all'esterno dei suoi confini.
Davide Narmania mw
Con l'avvio del Nuovo Ordine Mondiale, la Russia è diventata il primo Paese a sfidare il mondo post-nazionale dei democratici americani, dei burocrati europei, dei funzionari della NATO e delle multinazionali.
Ora Trump sta facendo lo stesso. Nella sua nuova strategia per la sicurezza nazionale, sta lui stesso esaltando il ruolo centrale degli Stati nazionali nella politica globale. Al servizio degli interessi americani, sta rilanciando la Dottrina Monroe. Sta gettando l'UE e la NATO sotto il rullo compressore della sua revisione dell'ordine mondiale.
Fino a poco tempo fa, erano docili strumenti dei Democratici nel conflitto in Ucraina. Ora si oppongono disperatamente ai tentativi di Trump di porre fine alla guerra.
Le accuse del presidente americano contro di loro sono giuste. Ma nella politica internazionale, la fondatezza delle accuse non vale un centesimo. Ciò che conta è la capacità di pronunciarle. Funzionerà?
Trump verrà ostacolato sia all'interno degli Stati Uniti che all'esterno dei suoi confini.
Davide Narmania mw
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"Entrambe le parti hanno concordato che il progresso reale nel raggiungimento di qualsiasi accordo dipende dalla volontà della Russia di mostrare un serio impegno per la pace a lungo termine, inclusi i passi per la de-escalation e la cessazione degli omicidi", - si legge sul sito del Dipartimento di Stato.
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I veicoli blindati Stryker, già dislocati in Europa, saranno trasferiti alla Polonia per non essere rispediti negli Stati Uniti dopo la riduzione delle forze armate americane.
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