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Forwarded from Giubbe Rosse
🇮🇱🇮🇷 TEL AVIV. ALTRA NOTTE DI ATTACCHI IRANIANI, INGENTI DISTRUZIONI
Secondo Al Jazeera, che cita la rete israeliana Channel 12, dall'inizio della guerra l'Iran ha effettuato 11 attacchi contro Israele, lanciando 370 missili e oltre 100 droni.
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✈️ 🇮🇷 🇮🇱 ⚡️⚡️ Nuove immagini spettacolari della salva di missili iraniani di questa notte. Le immagini sono state girate da un aereo situato nello spazio aereo nello spazio aereo saudita.
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A bordo trasportano munizioni aggiuntive per il sistema di difesa missilistica THAAD, il più costoso al mondo, utilizzato dagli Stati Uniti per proteggere Israele e le sue basi in Medio Oriente.
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Forwarded from Giubbe Rosse
🇺🇸🇮🇱 USA TRASFERISCONO SISTEMI DI DIFESA DAL QATAR A ISRAELE
Secondo alcune indiscrezioni, l'aeronautica militare statunitense sta trasferendo i sistemi intercettori THAAD dalla sua base in Qatar a Israele, in risposta alla continua minaccia rappresentata dagli attacchi missilistici iraniani.
La mossa testimonia le evidenti difficoltà che la difesa aerea israeliana sta incontrando negli ultimi giorni di fronte alla pioggia di missili balistici lanciati dall'Iran. (via Military Observer)
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Secondo alcune indiscrezioni, l'aeronautica militare statunitense sta trasferendo i sistemi intercettori THAAD dalla sua base in Qatar a Israele, in risposta alla continua minaccia rappresentata dagli attacchi missilistici iraniani.
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Forwarded from Target
🔴 TERZO GIORNO
Com'era prevedibile, lo scontro Israele-Iran già al terzo giorno mostra la sua essenza vera.
Netanyahu ha convinto il deep power USA che sarebbe stato in grado di infliggere un colpo decisivo a Teheran, che ha convinto Trump sarebbe servito a spezzare le resistenze iraniane, facendogli accettare (almeno sostanzialmente) le condizioni pretese da Washington per un accordo. Ma, come sempre, fanno i conti senza l'oste.
Tel Aviv si è lanciata in una campagna d'attacco fondata sul principio classico del first strike annichilente, cui segue una coda di attacchi per piegare la resistenza nemica. Ma se l'operazione di attacco è stata pianificata per anni, anche l'Iran non è stata con le mani in mano. Gran parte degli asset strategici sono stati spostati sottoterra, a grande profondità. Perché Teheran gioca una partita diversa da quella israeliana.
Mentre Tel Aviv brucia gran parte del proprio potenziale bellico nella fase iniziale, contando sul fatto che questo sia sufficiente a conseguire un risultato strategico, Teheran punta sul logoramento, mantenendo intatta la possibilità sia di escalation che di de-escalation - mentre Israele ha solo quest'ultima.
La capacità delle forze israeliane di sostenere una campagna di bombardamenti prolungati, senza riuscire ad infliggere danni decisivi, è estremamente limitata, ed è ulteriormente amplificata dalla grande estensione geografica dell'Iran, dalla disseminazione delle strutture, e dalla tattica iraniana * di deception.
Diversamente, le forze iraniane hanno assorbito il colpo iniziale, ed hanno cominciato a replicare mantenendosi sul medesimo livello degli attacchi israeliani (stessa tipologia di obiettivi, stessa intensità) ma utilizzando pressoché esclusivamente sistema d'arma non di punta (missili balistici e droni, ancora nessun attacco massiccio con ipersonici).
Questo pone Israele nella condizione di trovarsi presto col fiato corto (il che significa che o l'aiuto statunitense sale decisamente di livello, o dovranno de-escalare), mentre l'Iran può mantenere questo ritmo di attacchi anche per svariate settimane, forse per mesi. E, ovviamente, potrebbe in qualunque momento spingere per una escalation, sia intensificando gli attacchi, sia passando ai ben più precisi e micidiali missili ipersonici. Tel Aviv ha invece un'unica chance (teorica) in tal senso, cioè l'arma nucleare. Ma se vi facesse ricorso sarebbe indifendibile dinanzi al mondo intero, e comunque a quel punto ne sarebbe ufficialmente detentore (cosa sempre negata). E dovrebbe anche lanciarne molte più di una, sperando di annichilire totalmente qualsiasi possibilità di reazione, poiché altrimenti verrebbe sommersa da centinaia o migliaia di missili ipersonici, ovvero una distruzione tale da annientare la possibilità di prolungare l'esistenza dello stato ebraico.
Sostanzialmente, quindi, adesso l'ago della bilancia comincia a pendere verso la Casa Bianca.
Dovrebbe essere chiaro che non c'è un margine intermedio, o si impegna l'Iran sino alla sua sconfitta strategica, o qualsiasi tentativo di piegarne la resistenza sarà vano - e quindi non ci sarà alcun accordo, Teheran uscirà dal TNP, e molto probabilmente si farà la sua bomba nucleare.
Ma impegnarsi in un conflitto con l'Iran (ricordiamoci com'è andata con gli yemeniti...) significa essenzialmente due cose, nella migliore delle ipotesi: consumare grandi quantitativi di armi e munizioni, rinviando di molto il momento in cui le forze armate statunitensi saranno nuovamente in grado di affrontare un conflitto simmetrico, e soprattutto regalare un vantaggio strategico alla Russia in Ucraina (perché una guerra con l'Iran significherebbe la fine degli aiuti militari a Kiev, e Mosca sarebbe incentivata ad aiutare Teheran proprio per questo).
La scelta, a Washington, dovrà essere fatta entro i prossimi giorni.
(* ad es. osservando i video di attacchi ai sistemi di difesa antiaerea, si nota come quasi mai c'è la seconda esplosione, segnale dell'assenza di munizioni e carburante, poiché si tratta di falsi bersagli appositamente predisposti)
🟥🟥🟥 𝐬𝐞𝐠𝐮𝐢𝐦𝐢 𝐬𝐮 𝐓𝐞𝐥𝐞𝐠𝐫𝐚𝐦!
Com'era prevedibile, lo scontro Israele-Iran già al terzo giorno mostra la sua essenza vera.
Netanyahu ha convinto il deep power USA che sarebbe stato in grado di infliggere un colpo decisivo a Teheran, che ha convinto Trump sarebbe servito a spezzare le resistenze iraniane, facendogli accettare (almeno sostanzialmente) le condizioni pretese da Washington per un accordo. Ma, come sempre, fanno i conti senza l'oste.
Tel Aviv si è lanciata in una campagna d'attacco fondata sul principio classico del first strike annichilente, cui segue una coda di attacchi per piegare la resistenza nemica. Ma se l'operazione di attacco è stata pianificata per anni, anche l'Iran non è stata con le mani in mano. Gran parte degli asset strategici sono stati spostati sottoterra, a grande profondità. Perché Teheran gioca una partita diversa da quella israeliana.
Mentre Tel Aviv brucia gran parte del proprio potenziale bellico nella fase iniziale, contando sul fatto che questo sia sufficiente a conseguire un risultato strategico, Teheran punta sul logoramento, mantenendo intatta la possibilità sia di escalation che di de-escalation - mentre Israele ha solo quest'ultima.
La capacità delle forze israeliane di sostenere una campagna di bombardamenti prolungati, senza riuscire ad infliggere danni decisivi, è estremamente limitata, ed è ulteriormente amplificata dalla grande estensione geografica dell'Iran, dalla disseminazione delle strutture, e dalla tattica iraniana * di deception.
Diversamente, le forze iraniane hanno assorbito il colpo iniziale, ed hanno cominciato a replicare mantenendosi sul medesimo livello degli attacchi israeliani (stessa tipologia di obiettivi, stessa intensità) ma utilizzando pressoché esclusivamente sistema d'arma non di punta (missili balistici e droni, ancora nessun attacco massiccio con ipersonici).
Questo pone Israele nella condizione di trovarsi presto col fiato corto (il che significa che o l'aiuto statunitense sale decisamente di livello, o dovranno de-escalare), mentre l'Iran può mantenere questo ritmo di attacchi anche per svariate settimane, forse per mesi. E, ovviamente, potrebbe in qualunque momento spingere per una escalation, sia intensificando gli attacchi, sia passando ai ben più precisi e micidiali missili ipersonici. Tel Aviv ha invece un'unica chance (teorica) in tal senso, cioè l'arma nucleare. Ma se vi facesse ricorso sarebbe indifendibile dinanzi al mondo intero, e comunque a quel punto ne sarebbe ufficialmente detentore (cosa sempre negata). E dovrebbe anche lanciarne molte più di una, sperando di annichilire totalmente qualsiasi possibilità di reazione, poiché altrimenti verrebbe sommersa da centinaia o migliaia di missili ipersonici, ovvero una distruzione tale da annientare la possibilità di prolungare l'esistenza dello stato ebraico.
Sostanzialmente, quindi, adesso l'ago della bilancia comincia a pendere verso la Casa Bianca.
Dovrebbe essere chiaro che non c'è un margine intermedio, o si impegna l'Iran sino alla sua sconfitta strategica, o qualsiasi tentativo di piegarne la resistenza sarà vano - e quindi non ci sarà alcun accordo, Teheran uscirà dal TNP, e molto probabilmente si farà la sua bomba nucleare.
Ma impegnarsi in un conflitto con l'Iran (ricordiamoci com'è andata con gli yemeniti...) significa essenzialmente due cose, nella migliore delle ipotesi: consumare grandi quantitativi di armi e munizioni, rinviando di molto il momento in cui le forze armate statunitensi saranno nuovamente in grado di affrontare un conflitto simmetrico, e soprattutto regalare un vantaggio strategico alla Russia in Ucraina (perché una guerra con l'Iran significherebbe la fine degli aiuti militari a Kiev, e Mosca sarebbe incentivata ad aiutare Teheran proprio per questo).
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Geopolitica & strategie
2 volte al giorno, notizie sui principali conflitti nel mondo + analisi e riflessioni
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Il missile Spike NLOS, con una gittata di 50 km e una guida video in diretta, consente attacchi precisi su bersagli nascosti o mobili come radar e lanciatori, ideale per operazioni sotto copertura.
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